Le nuove normative sui trasporti eccezionali mettono in pericolo l’Italia. Questo l’allarme lanciato in una lettera aperta al presidente del Consiglio, Mario Draghi, i presidenti delle federazioni di Confindustria rappresentative delle imprese siderurgiche e di quelle della prefabbricazione in calcestruzzo, Alessandro Banzato (rpt Banzato) per Federacciai e Giorgio Ferrarini per Assobeton.
I due industriali chiedono «un atto urgente che stabilisca una sospensione della normativa recentemente modificata» che riguarda in trasporti eccezionali su ruota «garantendo l’operatività delle aziende e dei cantieri e la contestuale apertura di un tavolo tecnico in cui tutte le parti coinvolte – amministrazione pubblica, Confindustria, trasportatori, gestori delle infrastrutture stradali – possano trovare le soluzioni tecniche e operative adeguate».
Le norme introdotte durante la conversione del decreto Infrastrutture, che è ora legge e quindi già applicato, hanno limitato a 72 tonnellate il carico per i veicoli a cinque assi e ridotto a 86 tonnellate il limite per quelli a sei o più assi.
Fino a qualche giorno fa il limite era molto più alto e arrivava fino a 108 tonnellate per complessi di veicoli ad otto assi, in pratica per i mezzi utilizzati nei trasporti eccezionali. La “stretta” ovviamente incide su alcuni settori specifici: quelli siderurgici per il trasporto dei grandi coil di acciaio, delle grandi infrastrutture in calcestruzzo e anche dei grandi blocchi di marmo.
E su questo fronte si è mosso anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che però aveva registrato la volontà del governo si mettere riparo al problema. Ma, visto l’intervento dei due settori direttamente interessati, si potrebbe essere inceppato qualcosa nel meccanismo di superamento del problema. Le due associazioni evidenziano nella lettera aperta che la novità aumenta il costo del trasporto, che si somma a quello dei costi energetici e delle materie prime, oltre a pesare sull’ambiente per il maggior utilizzo dei tir.
C’è poi l’aspetto propriamente produttivo, «il rallentamento, in alcuni casi la fermata totale degli impianti produttivi, ma anche delle consegne di materiali alle industrie meccaniche, alle costruzioni edili e infrastruttura, alla manifattura nel suo complesso: tra pochi giorni rischiamo di fermare tante imprese e, insieme a loro tanti lavoratori».
«È questo quello che si vuole?» si chiedono i due presidenti confindustriali «Fermare il Paese in un momento in cui cerchiamo di agganciare la ripresa e abbiamo davanti l’occasione e imperdibile del Pnrr? Pensiamo di no».
Per saperne di più: