“Se l’Europa è sempre avanzata nelle crisi, il momento per avanzare è questo. Il momento della nascita di una federazione. Le condizioni, nel male ma anche nel bene, sono irripetibili”.
Così Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera auspica da parte del Vecchio continente “visione e coraggio”. “Da un lato – scrive l’editorialista – ci costringono a unirci; dall’altro ci favoriscono a farlo.
Soprattutto, il continente fronteggia sui suoi confini orientali la più grave crisi politica, militare, energetica dalla seconda guerra mondiale.
È più che mai il momento di chiedersi: se non ora, quando? Qualcosa in effetti sta già accadendo. Si discute come superare il vincolo dell’unanimità, che concedendo a ogni Paese il diritto di veto rende ovviamente complicato prendere decisioni.
Si lavora per mettere in comune i sistemi di difesa, risparmiando uomini, tempo, denaro. Ci si unisce per combattere l’inflazione e contrattare i prezzi ieri dei vaccini e oggi del gas. È chiaro che un’Europa unita pesa di più, in ogni campo.
Ma le tecnicalità non bastano. Serve una forte iniziativa politica. I temi su cui trovare l’unità sono evidenti. Difesa. Immigrazione. Energia: la Commissione ha un piano da quasi 300 miliardi, cifre sino a poco tempo fa impensabili.
Se è vero che non ci sono leader in Europa in grado di parlare con Putin, con Biden, con Xi da pari a pari – osserva Cazzullo – questo non significa che non possano esserci in futuro.
La costruzione europea è ferma da troppo tempo. Il trattato di Maastricht, che pose le basi dell’euro, è del 1992. Il Parlamento europeo è del 1979. Una vita fa. Sono 43 anni che i popoli d’Europa eleggono i loro rappresentanti.
Perché non potrebbero eleggere anche un presidente? Già si è tentato di legare la scelta del capo della Commissione a una maggioranza parlamentare; ma un conto è una designazione contrattata a Bruxelles; un altro è un’elezione diretta. L’obiezione è nota: l’Europa non può nascere perché ogni Paese è troppo legato all’interesse nazionale.
Ma ciò accade proprio perché ogni governante risponde ai propri elettori. Per questo serve un leader con un’investitura più ampia. Certo, occorrono coraggio e visione.
Ci sono spinte che vanno nella direzione opposta. Però a spingere verso la federazione tra i grandi Stati europei è una forza ben più irresistibile: la storia. E la consapevolezza, non unanime ma ormai matura sia in Germania sia in Francia, che nessun Paese europeo – conclude – può reggere da solo nel mondo globale”.