Nel periodo della riforma fiscale, si segnala un aumento dell’inflazione, pari al +3,8%, secondo le ultime stime dell’Istat, e «nessuno sa ancora se il rialzo sarà temporaneo o permanente». Ne parla Luca Ricolfi, che rimarca come l’inflazione sia «la più iniqua delle tasse».
«Non sappiamo ancora, alla fine, a chi andranno gli 8 miliardi di alleggerimenti fiscali promessi dal governo» scrive su Repubblica. «Un calcolo di larga massima restituisce un mesto risultato: in media, lo sgravio ammonta a un po’ meno di 30 euro al mese. Per capire perché, dobbiamo fare i conti con il convitato di pietra del dibattito sulla legge di bilancio: l’inflazione. Se ne parla ancora poco, ma la realtà è che già oggi l’inflazione ha rialzato la testa (+3,8%, secondo le ultime stime dell’Istat) e nessuno sa ancora se il rialzo sarà temporaneo o permanente»
«Ma, a parità di altre condizioni (ossia: se i redditi nominali restano fermi), una inflazione anche solo del 3% significa una perdita di potere di acquisto di circa 30 miliardi, che assorbirebbe completamente gli 8 miliardi di sgravi promessi. Siamo come commensali che litigano sugli antipasti, senza accorgersi che qualcuno si sta portando via il resto del pranzo. Ma è verosimile la previsione di un’inflazione elevata per l’anno prossimo? Penso di sì, per due ragioni».
«La prima è che, anche ove avessero ragione gli analisti che considerano temporanea la fiammata attuale dei prezzi, difficilmente le cause che ne sono all’origine si spegneranno a breve termine. La seconda ragione è che l’inflazione stessa è un formidabile strumento per alleggerire il peso del debito pubblico. L’inflazione» osserva Ricolfi «prima o poi, trascina con sé un aumento dei redditi monetari, che gonfia il Pil nominale e così contribuisce a ridurre il rapporto debito-Pil, da cui dipende la sostenibilità dei nostri conti pubblici».
«Che il ritorno dell’inflazione si riveli, alla fine, un fenomeno transitorio oppure no, lo decideranno soprattutto le politiche più o meno restrittive della Fed e della Bce. Chiunque ci governerà, sarà ben consapevole che un po’ di inflazione fa bene ai nostri conti pubblici. Tutto sta a vedere se sarà anche consapevole che, se non è accompagnata da altre politiche che ne neutralizzino gli effetti indesiderati, l’inflazione resta — come avvertiva Einaudi — la più iniqua delle tasse».
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