I mistici, consapevoli della difficoltà di conoscere Dio, hanno sempre balbettato. Lo stesso ha fatto Ursula von der Leyen ieri, osserva Paolo Del Debbio sulla Verità, quando ha balbettato qualche frase sconnessa commentando il discorso di Donald Trump, per lo stesso motivo dei soggetti sopra citati: è, infatti, noto che di economia non ci capisce nulla.
E lo abbiamo visto in questi anni con i disastri che ha provocato nei vari Paesi europei, a partire dalla Germania, sua grande sponsor, che, anche grazie al Green deal, ha le pezze al sedere.
Paolo Gentiloni, personaggio in cerca d’autore, ha commentato: «Anni di lavoro buttati». No, Gentiloni, braccia buttate su un lavoro che non avete saputo fare e che, piegate in altri campi, anche in senso tecnico, cioè coltivati, avrebbero avuto più senso: non lavoro buttato, ma braccia strappate a compiti più alla portata.
L’hanno capita anche i cinesi, che il vento sta cambiando e che non avranno più quello spazio illegittimamente libero che si sono conquistati con pratiche discutibili.
In molti stanno provando a definire il piano economico di Trump e gli danno vari nomi: tecnocrazia, liberismo selvaggio (che non si capisce bene come un presunto liberista proponga di mettere dei dazi, quando essi sono visti dal liberismo come fumo negli occhi), politiche economiche da macelleria sociale e altre amenità.
Quello che ha detto Trump non c’entra nulla con tutte queste definizioni.
Il piano di Trump si chiama così: difesa legittima dell’interesse economico nazionale.
Esattamente l’opposto di quello che ha fatto l’Europa in questi anni e, invece, coincidente con quello che ha fatto la Cina, che ha difeso sì l’economia nazionale ma con modalità illegittime: dall’approvvigionamento energetico, alle infrastrutture, agli «accordi» per la colonizzazione dell’Africa, ormai a un punto avanzato, al non rispetto della competizione internazionale.
Non potendo prevedere il futuro a proposito delle politiche economiche e commerciali di Trump, non possiamo che dire vedremo.
Quello che è certo, già da ora, è che Trump indirizzi gli interventi statunitensi tutti a favore dell’economia reale del Paese, al contrario dell’Europa che si è fatta guidare da un’idea economica ideologica, non tenendo conto degli effetti delle sue politiche sull’economia reale.