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Vincenzo Marinese, vicepresidente Confindustria: “L’industria può avere un ruolo determinante per il clima”

“Il riciclo è uno degli assi portanti della competitività perché ci consente di riutilizzare in maniera virtuosa prodotti che altrimenti diventerebbero semplici rifiuti.

E su questo l’Italia è un’eccellenza assoluta in Europa e nel mondo.

La salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo dell’attività economica non sono affatto in contrasto e anzi, l’industria può svolgere un ruolo determinante nel conseguire gli obiettivi climatici”.

Ad affermarlo è Vincenzo Marinese, vicepresidente Confindustria per l’organizzazione e i rapporti con i territori e le categorie intervenendo all’evento ‘In un mondo di Plastica facciamo la Differenza’ condotto da Nicola Porro, che ha chiuso questo pomeriggio l’Assemblea Generale di Confindustria Cisambiente, presso la sala Pininfarina del Palazzo di Confindustria a Roma, dopo la nomina ufficiale di Donato Notarangelo come nuovo Presidente di Confindustria Cisambiente per il biennio 2024 – 2026.

“Sono le imprese, infatti, a poter garantire le tecnologie per affrontare e governare la transizione energetica, che va implementata nei tempi e nei modi giusti, senza pregiudizi ideologici, e in neutralità tecnologica.

Auspichiamo che le nuove Istituzioni Ue aprano una nuova stagione che ponga l’industria al centro del proprio programma”, aggiunge.

Rappresentanti istituzionali e vertici aziendali nel corso dell’evento si sono confrontati sui temi della gestione del ciclo integrato dei rifiuti e delle attività di recupero e riciclo, nella prospettiva di un modello economico circolare, con focus sulle materie plastiche.

Al centro del dibattito le azioni dell’Industria italiana e le nuove progettualità per inserire in un ciclo circolare l’utilizzo della Plastica, in coerenza con la Direttiva Europea che stabilisce di potenziare il recupero e il riuso e fissa al 2030 il primo termine per innalzare la percentuale del riciclo dei rifiuti da plastica.

Queste le dichiarazioni dei relatori e degli intervenuti all’evento.

Quando abbiamo scelto di fondare Confindustria Cisambiente per gli industriali dell’Ambiente, sottolinea Lucia Leonessi, Direttore Generale e fondatore di Confindustria Cisambiente, “non pensavamo di avere un risultato così grande in termini di adesioni a nemmeno 8 anni di distanza.

Infatti sono ben 1300 aziende, ma non conta tanto il numero, quanto quello in cui siamo impegnati.

Oggi ci sono nuovi mercati, le Terre rare, i Raee, rivalorizzare e dare una nuova vita a tutti i rifiuti cercando di liberare il pianeta, ma soprattutto creare una nuova immissione di materia prima nel mondo della produzione.

Questo è per noi non solo il centro di quello che facciamo ma anche una missione vera e propria”.

Nel contesto attuale, rileva Donato Notarangelo, Presidente di Confindustria Cisambiente, “i paradigmi sono cambiati, non si parla più di rifiuto, ma di risorsa da valorizzare, e non si parla più solo di bonifica di un sito contaminato, ma di riqualificazione ambientale e rigenerazione.

Ci aspettano anni molto importanti che avranno ripercussioni sulla quotidianità delle generazioni future.

Abbiamo davanti a noi le sfide del Green New Deal e del Pnrr, ma allo stesso tempo dobbiamo porre particolare attenzione a come si evolve la normativa europea, che ha grande incidenza nel contesto nazionale: tuteleremo le nostre filiere ed il nostro know how che sono un’eccellenza europea e non solo”.

“L’Italia è un Paese leader nel recupero del riciclo con un tasso complessivo dei rifiuti da imballaggio che supera il 70%.

La quota di plastiche che però viene riciclata in Italia si ferma al 46%”, commenta Luca Dal Fabbro, Presidente del Gruppo Iren.

“In Italia solo meno della metà della plastica raccolta è effettivamente avviata a riciclo, a causa di una quota rilevante di plastiche miste, il cosiddetto Plasmix.

Ed è proprio sul recupero di questo materiale, il cui destino è lo smaltimento o il recupero energetico, su cui ci siamo concentrati come Gruppo Iren, diventando oggi leader a livello nazionale.

Tramite gli impianti di Iren riusciamo a riciclare fino all’80% del flusso in ingresso, mentre di norma riciclando i soli polimeri più ”pregiati” ci si ferma al 50%”.

“L’acciaio è un materiale permanente che può essere riciclato infinite volte senza perdere le sue proprietà: questa caratteristica lo rende essenziale per l’economia circolare e un modello che mira a ridurre al minimo gli sprechi e a utilizzare le risorse in modo più sostenibile.

L’acciaio decarbonizzato, dal punto di vista strategico, è cruciale per numerose applicazioni fondamentali per la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile: dalla produzione di energia rinnovabile, agli edifici e alle infrastrutture energeticamente efficienti, alla mobilità sostenibile e al trasporto ferroviario, fino alle reti per la raccolta e il trasporto delle risorse idriche.

Per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, è necessario ridurre le emissioni dirette della produzione globale di acciaio del 90% entro il 2050 e i rottami ferrosi saranno determinanti per raggiungere un acciaio a emissioni quasi zero a livello globale.

Federacciai è fortemente impegnata in questo percorso, convinti che il futuro del nostro settore passi attraverso l’innovazione, la sostenibilità e la responsabilità”, sottolinea Antonio Gozzi, Presidente di Federacciai.

“Mi occupo del recupero di Plastiche povere, cioè quelle plastiche che non hanno un mercato ma sono necessarie.

Le aziende che si occupano della produzione dei combustibili alternativi, derivati da miscele di plastica, povere o da rifiuti secchi che hanno una vita ulteriore, cioè che possono quindi esprimere ancora una vita ulteriore, e recuperare quel Gap energetico”, spiega Giuseppe Dalena, Presidente Airec.

Per gli pneumatici, sottolinea Roberto Bianco, Presidente Greentire, “le percentuali di recupero sono alte.

Nel mio caso specifico l’azienda di cui io mi occupo che si chiama Greentire, recupera il 98.4%, il residuale 1.6 è qualcosa di fisiologico, ma ci sono anche problemi nel settore, perché è tutto troppo affidato alla buona volontà di chi si occupa di questo.

Il Ministero conosce questo tipo di problematica e sappiamo per certo che sta lavorando anche su questo tema, quindi ci aspettiamo che a breve ci sia una modifica del decreto esistente”.

“C’è anche il riciclo organico.

Un’altra filiera industriale di cui l’Italia può vantarsi è quella del trattamento della frazione organica, cioè la filiera più grande.

L’umido non è un rifiuto, è un rifiuto se lo si butta, se lo si tratta, ci si può fare energia e ci si può fare compost e, parlando da agronomo, il compost è l’unica maniera che noi abbiamo di riportare carbonio organico nel terreno”, aggiunge Marco Versari, Presidente Consorzio Biorepack.

La sostenibilità ambientale, aggiunge Giovanni Sale, Vicepresidente Senior Gruppo Maire, “è un must, l’Italia ha le tecnologie, ma c’è anche una sostenibilità economica: è un binomio che va tenuto in considerazione”.

L’Italia, sottolinea Maria Siclari, Direttore Generale Ispra, “ha raggiunto risultati che sono assolutamente positivi, si può fare molto di più, ma sono positivi.

L’Unione Europea ha dato obiettivi ancora più sfidanti, perché ci dice che dobbiamo arrivare al 50% entro il 2025 e al 55% entro il 2030: i meccanismi di calcolo possono essere alle volte particolari, perché si pretende che ai fini di questi target si tenga conto del peso dei rifiuti di imballaggi in plastica riciclati e recuperati effettivamente immessi nel riciclo o nel progetto di recupero”.

L’approccio del Ministero dell’Ambiente, rileva Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “è cambiato, è un Ministero che vuole dialogare con gli imprenditori, con gli stakeholders e con le associazioni di categoria.

Noi abbiamo il dovere di creare anche economia in questo paese.

Con la tecnologia si può avere anche più tutela dell’ambiente e della Salute, ovviamente dei cittadini e sviluppare comunque l’economia e dare una mano agli imprenditori che hanno creduto e che continuano a credere in questo paese con gli investimenti”.

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