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Un’Europa più unita ci conviene | L’analisi di Sabino Cassese

“La situazione è tanto fluida che sarà bene capire quali sono i poteri dei due capi di governo, i moventi e i margini delle loro strategie.”

Così Sabino Cassese sul Corriere della Sera, alla vigilia della visita di Giorgia Meloni da Donald Trump.

“Il presidente degli Stati Uniti – scrive l’editorialista – ha potuto prendere decisioni unilaterali così drastiche, in un’area del mondo tanto globalizzata come il commercio internazionale, perché glielo ha consentito il Trade Act 1974 firmato da Gerald Ford, l’unico presidente americano che non è stato mai eletto a quella carica.”

Ecco il primo paradosso: una norma adottata per assicurare la globalizzazione del commercio viene ora utilizzata per imporre dazi che la limitano.

Si tratta delle barriere non tariffarie, come ad esempio le norme di quel gigante regolatorio che è l’Unione europea, in materia di servizi e mercato digitale. A queste si accompagnano iniziative delle autorità fiscali, l’irrogazione di pesanti multe – centinaia di milioni, anche decine di miliardi – e azioni penali delle procure di diversi Paesi europei.

Questo, osserva Cassese, è il secondo paradosso dell’azione degli Stati Uniti, troppo sbrigativamente etichettata come “sovranista”: essa è mossa anche dall’intento di abbattere le barriere non tariffarie e sottrarre le imprese americane all’intervento dei giudici europei.

Trump alza le barriere tariffarie affinché l’Unione europea abbassi quelle non tariffarie.

Ecco il terzo groviglio di paradossi con cui l’Europa deve fare i conti.

Trump, infatti, difende la sua globalizzazione. Un potere pubblico nazionale esercita la propria sovranità per ridurre i vincoli posti da un’autorità sovranazionale alle più importanti imprese private del pianeta.

L’America, che ha insegnato al mondo la regolazione – in particolare quella della concorrenza – oggi lamenta che l’Europa abbia imparato troppo bene la lezione.

Infine, in questo negoziato complesso, condotto a volte in modi sconcertanti o perfino volgari, c’è anche un problema di riduzione delle asimmetrie in altri ambiti fondamentali per gli Stati, come la difesa e il suo costo, oggi sbilanciato a sfavore degli Stati Uniti.

Non si contrappongono, quindi, una chiusura nazionalistica americana e un’apertura globale dell’Unione europea.

“Gli Stati Uniti – conclude Cassese – sono troppo interessati ai commerci mondiali.”

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