Sul Corriere della Sera Angelo Panebianco sottolinea che non possiamo ignorare il fatto che una parte dell’Europa, magari con l’Italia in testa, sarebbe pronta, se le cose si mettessero davvero male in Ucraina, a innalzare un cartello con sopra scritto «meglio putiniani che morti».
Non possiamo ignorare che c’è una parte dell’Europa che sarebbe felicissima di correre a baciare l’anello dello zar di tutte le Russie.
Non è sicuro che quelli che non sarebbero d’accordo stiano facendo davvero il possibile per impedire un così infausto esito.
È la politica internazionale che deciderà del futuro delle democrazie europee.
Ma non pare che classi politiche e opinioni pubbliche ne siano pienamente consapevoli.
Mentre la guerra va male per gli ucraini, mentre i repubblicani pro-Trump bloccano al Congresso gli aiuti per Kiev, gli europei – continua Panebianco – non riescono neppure a sostenere, tutti insieme, la necessità di trasferire al più presto all’Ucraina le riserve russe congelate in Europa.
Né vanno meglio le cose sul versante della difesa.
Tante chiacchiere e pochi fatti.
«Fatti» in questo campo significa, prima di tutto, fare accettare agli europei uno spostamento di risorse in favore della difesa.
Cosa politicamente impossibile se non si preparano adeguatamente le opinioni pubbliche.
E se all’interno delle varie democrazie, non si realizzano accordi fra maggioranze di governo e opposizioni sulla necessità di investire nella sicurezza.
In una Europa ricca e soddisfatta, anestetizzata da ottant’anni di assenza di guerra, ove in tanti sembrano non capire che quella condizione è stata assicurata dalla pax americana e che l’indebolimento del ruolo internazionale dell’America rimette tutto in discussione, c’è un rischio: le opinioni pubbliche, man mano che si aggrava la congiuntura internazionale, potrebbero passare repentinamente dalla incomprensione alla paura e dalla paura al desiderio di saltare sul carro del vincitore.
Se Putin la spunterà in Ucraina sarà sul suo carro che molti europei vorranno al più presto saltare.