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Pasquale Tridico (presidente Inps): «La crescita è forte, ma deve essere inclusiva. Adesso aiutamo donne con figli e giovani»

La crescita è forte «ma deve essere inclusiva». Lo afferma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che sottolinea che «questo è il momento di mettere in campo interventi contro la precarietà e i salari bassi e poi occorre favorire l’occupazione di donne e giovani».

Per Tridico, con “tutti dati positivi” sul fronte della ripresa economica, «appena possibile sarà necessario favorire la stabilità dei lavoratori, anche con incentivi mirati, perché se dobbiamo crescere come stiamo facendo ora, è bene che la crescita sia per tutti».

Perché «la nostra deve essere una crescita inclusiva e ci sono strumenti che col tempo possono essere gradualmente reintrodotti: da una parte si può riattivare il decreto dignità e dall’altra si può introdurre il salario minimo», dice in un’intervista a La Stampa.

E soprattutto, ha rimarcato il presidente dell’Inps, «bisognerebbe occuparsi di giovani e donne, che dovrebbero essere sempre più incentivati nel mercato del lavoro. In questo caso gli strumenti sono molti, ma si rivolgono sempre a platee ristrette, mentre occorrerebbe alleggerire i criteri di accesso a decontribuzione donna e decontribuzione giovani già introdotti in passato per rendere queste misure più efficaci. E poi servirebbe più attenzione alle “giovani madri”».

Per arginare il fenomeno delle donne che non rientrano al lavoro dopo il parto, Tridico propone di riconoscere «alla lavoratrice che rientra dalla maternità 3 anni di esonero contributivo» per cui la maternità «diventa un requisito per l’accesso alla decontribuzione e in questo modo si raggiunge un duplice obiettivo: incentivare l’occupazione femminile e la natalità». Sul reddito di cittadinanza, infine, il presidente dell’Inps rimarca che si tratta di “un trasferimento di risorse ai due decimi più poveri della distribuzione del reddito. Oltre 3 milioni di persone».

«È un dividendo sociale che lo Stato assicura a tutti i cittadini perché considera che sotto una certa soglia non si può vivere. È uno strumento di contrasto della povertà a cui però è necessario affiancare progetti e processi di inclusione e di formazione». E in questo hanno un ruolo importante «i comuni e i Cpi, perché oltre i due terzi dei percettori del reddito minimo non sono occupabili, sono minori, invalidi, e anziani», ha precisato. E «gli altri spesso hanno bassa istruzione, neanche la licenza media, e hanno bisogno di strumenti per incrementare le loro competenze».

«Oggi non si tratta certo di cambiare il reddito di cittadinanza» ha concluso «ma semmai di far funzionare tutto quello che ci sta intorno e che sino ad oggi ha oggettivamente funzionato di meno. L’Rdc va reso più inclusivo, come suggerisce anche la commissione ministeriale guidata da Chiara Saraceno, ma questo vorrebbe dire spendere di più, non spendere di meno».

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