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Sergio Tamborini (presidente Smi): «L’aumento dei prezzi sta colpendo la filiera del tessile-abbigliamento»

L’«inarrestabile rialzo dei prezzi» sta colpendo «l’intera filiera del tessile-abbigliamento». A lanciare l’allarme è il presidente di Smi, Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini. Questo rincaro rischia di mettere in crisi le componenti più deboli del settore a causa della crescita dei prezzi sui prodotti.

«Rialzi di questo livello, in alcuni casi su taluni prodotti si parla di rincari di 3-4 volte rispetto ai valori pre-pandemia, non possono non riflettersi in un immediato aumento del valore dei prodotti e delle trasformazioni, in particolar modo nelle aziende a monte della filiera. Molte di queste realtà sono aziende di modeste dimensioni e con bilanci già “fragili”, non in grado di assorbire questi aumenti. L’impossibilità o anche solo la difficoltà di procedere con questi aumenti, pur nel rispetto della logica del libero mercato, può mettere in difficoltà la tenuta della stessa filiera».

Il 2021, sulla scia di quanto già iniziava a farsi strada sul finire del 2020, assiste ad un aumento dei prezzi delle materie prime della filiera T&A, che si è fortemente accentuato a partire dal periodo estivo. Dopo i rincari già archiviati nei mesi precedenti, in settembre l’indice sintetico SMI presenta una crescita del +36,2% in euro (+36% in dollari Usa) rispetto allo stesso mese del 2020. Più in dettaglio: il cotone – come certifica l’indice A di Cotton Outlook – ha registrato un aumento tendenziale del +47,3% (in euro); su base congiunturale, ovvero rispetto al mese di agosto, l’incremento medio mensile è stato peraltro del +6,3%.

Secondo l’ICAC (International Cotton Advisory Committee), la produzione mondiale di cotone è attesa crescere del +6% nella stagione 2021/2022 e i prezzi sono previsti oscillare tra gli 82 cents di US$ per libbra e i 127 cents, con un midpoint a 101,6 cents/libbra; il prezzo si manterrà dunque su valori alti, che non si registravano da febbraio 2012. Sempre per quanto riguarda il cotone, alcune tipologie importate in Italia e quotate al listino della CCIAA di Milano, i rincari risultano ancor più accentuati: rispetto a settembre 2020 una tipologia americana registra una variazione pari al +104,7% in euro, una tipologia greca cresce del +53,9% e una dell’Asia Centrale del +46,6%.

A sua volta l”indice Awex Eastern per le lane ha chiuso il mese di settembre a +45,1% in euro rispetto a settembre 2020; allo stesso tempo le fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico) crescono del +50,9%, le artificiali (viscosa) del +17,3% (in euro). Nello stesso mese la seta greggia sulla piazza di Como ha sperimentato un aumento di poco superiore al +30,0% su base tendenziale. A questi rincari si aggiungono gli aumenti rilevanti dei costi dell’energia, che arrivano oggi a circa il 40% per l’elettricità e al 30% per il gas, che a ricaduta si ritrovano nei costi incrementati della CO2, unendo problemi conseguenti alla pandemia a fenomeni speculativi internazionali.

Le conseguenze per la filiera del T&A, che sta cercando di uscire dalla situazione emergenziale, sono di forti rischi di tenuta, in un network fatto per la maggior parte da aziende di piccole dimensioni, già duramente messe alla prova in questi ultimi 2 anni. Questa contingenza di aumenti così rilevanti si riscontra per una domanda che risulta eccessiva per il periodo, dovuta alla ripartenza delle attività economiche e della richiesta dei mercati internazionali di prodotti made in Italy. Purtroppo, le forniture base derivano da Paesi che non sono ancora tornati attivi al 100% dopo i fermi della pandemia e questo ha scatenato rincari così pesanti negli elementi chiave del settore, sia per l’energia, che per fibre, sostanze chimiche e servizi legati alla logistica dei trasporti.

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