Stefano Castiglione, presidente Circolo Magistrati Corte dei conti, ha introdotto i lavori del panel “Natalità: la ricchezza perduta” che si è tenuto all’interno dell’iniziativa Cenacoli della Ripartenza, organizzato dall’Osservatorio Economico e sociale Riparte l’Italia presso il Circolo dei Magistrati della Corte dei Conti di Roma.
Dalle sue parole introduttive è emersa in maniera evidente l’attualità del tema, proprio con riferimento alla difficoltà delle giovani generazioni ad affrancarsi dalle loro famiglie di origine, per un mondo del lavoro sempre più difficile da raggiungere.
“Grazie, benvenuti a tutti quanti, vedo tanti soci, tanti colleghi e ringrazio tutti per essere qui.
Vorrei subito fare un ringraziamento speciale a chi ha effettivamente organizzato questa serata che si annuncia bellissima, Nietta Scala, che interpreta il ruolo del socio come noi del direttivo vorremmo che fosse vissuto. Si è data tanto da fare e non è semplice organizzare un convegno come questo che si prospetta molto interessante.
Il tema è relativo alla natalità, un tema sicuramente molto attuale, di grande interesse, lo approfondiremo con i nostri relatori. Sono argomenti di cui spesso parliamo e spesso li viviamo in prima persona, pensate alle difficoltà che hanno i nostri ragazzi per accedere al mondo del lavoro, soprattutto la precarietà, le spese relative alla casa, all’affetto, all’educazione dei figli. Sono temi di cui spesso parliamo e che spesso viviamo e che obiettivamente creano questa anomalia, questo calo delle nascite che porta delle conseguenze anche importanti. Pensiamo per esempio allo scambio intergenerazionale, ma pensiamo anche a un tema più di carattere economico come è quello del welfare.
A settembre già vi preannuncio che faremo un interessante convegno con il professor Giorgio Di Giorgio dell’Università Luiss che è un nostro consocio per presentare il libro che si intitola “Le tasche nostre” e che affronterà in maniera semplice proprio il tema delle pensioni, dell’INPS, dello squilibrio che si creerà tra lavoratori e coloro che dovranno pagare le nostre pensioni.
Ci tengo anche a precisare come è caratterizzato il nostro Circolo, perché si ricollega al tema di oggi. Il nostro è un Circolo particolare perché è l’unico che non prevede il socio, ma prevede la famiglia. Sono stati molto lungimiranti i soci fondatori perché hanno previsto già nel ’66, dove c’era la tendenza di aprire dei club all’inglese con solo l’uomo presente che si estraniava dalla famiglia, proprio il ruolo della famiglia a cui veniva concessa la possibilità di usufruire del Circolo nella sua interezza. Questo fino a 26 anni, perché i soci fondatori hanno individuato nei 26 anni l’età in cui si passava all’altra generazione, quella adulta. Oggi è rimasta quest’età dei 26 anni, ma i soci devono integrare la quota perché più difficilmente a quell’età i figli si affrancano dalla famiglia e quindi tocchiamo con mano proprio il tema di cui parleremo oggi”.