“Non tutto il Mediterraneo è Europa, ma l’Europa non può assolutamente fare a meno del Mediterraneo.
Ne abbiamo bisogno per la nostra indipendenza energetica.
Ma grazie alla posizione dell’Italia siamo al centro dello sviluppo di reti che saranno protagoniste della transizione.
Anticipando un dialogo politico tra Paesi che fanno fatica a parlarsi”.
In quanto presidente di Arera, l’Autorità che regola l’energia, Stefano Besseghini è il padrone di casa dell’assemblea annuale di MedReg, l’associazione dei “regolatori” dei Paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo, che si tiene il 12 e 13 giugno a Selinunte.
Si tratta delle authority da cui dipende il nuovo sistema di interconnessioni che permetterà il passaggio di tutta l’area da un sistema basato sui fossili a uno in cui saranno protagoniste le rinnovabili, scrive Repubblica.
Nei tubi sul fondo del mare ora passa il gas, un domani ci sarà l’idrogeno “verde” in arrivo dall’Africa.
Accanto correranno le reti elettriche dove l’Europa può importare la produzione solare o eolica; non solo dai Paesi arabi, ma anche dai Balcani.
In pratica, accanto ai templi di Selinunte, si gioca una parte del prossimo futuro.
“I romani come prima cosa costruivano strade e noi stiamo costruendo ponti verso il futuro.
E non solo tra Nord e Sud.
Il dialogo tra i regolatori potrebbe dare un prezioso contributo per sbloccare la situazione di stallo nei rapporti tra Algeria e Marocco che ha congelato il passaggio del gas verso la Spagna.
E sappiamo quanto ne avremmo bisogno in Europa anche di quel gas.
Inoltre, il dialogo tra tecnici diventa anche un modo per scrivere leggi e regolamenti che diventano un patrimonio comune che alla fine facilita il dialogo politico”, ha spiegato Besseghini.
Non è la prima volta che l’Europa “sogna” l’energia verde dall’Africa.
Per anni si è lavorato al progetto Desertec, centrali di solare termodinamico nel Sahara, la cui energia doveva arrivare fino al nord Europa.
Ora è la volta dell’idrogeno, prodotto dalle rinnovabili.
Su questo, ha detto, “penso che non si debbano ripetere errori del passato.
Quando gli europei si presentavano con le loro richieste senza capire le esigenze della controparte.
Si rischia un colonialismo di tipo tecnologico.
Per esempio, per la produzione di idrogeno, bisogna prima risolvere il problema dell’acqua, essendo zone in cui la siccità è un problema notevole.
In ogni caso, l’idrogeno è una tecnologia che si consoliderà più avanti”.
Dobbiamo uscire dalla dipendenza dei fossili il prima possibile “ma non ripetiamo l’errore di sospendere gli investimenti prima del tempo.
Ricordiamoci che la tempesta sui prezzi del gas è iniziata prima dell’invasione dell’Ucraina.
Quando il mondo è uscito dall’emergenza Covid con una domanda di gas di molto superiore all’offerta.
Ora le forniture di gas sono garantite dal Gnl, ma si fa presto a entrare in competizione con la Cina e le altre economie emergenti, se i prezzi dovessero salire in Asia”, ha spiegato.
E la Cina è anche nostra concorrente per le risorse in Africa.
“Per questo – ha detto – gli investimenti per la transizione vanno decisi assieme ai Paesi del Mediterraneo e non imponendo i bisogni dell’Europa.
Bisogna evitare che altri arrivino e offrano condizioni migliori».