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Sono sbagliati i sussidi alle imprese esportatrici | L’analisi di Vincenzo Visco

Dopo l’introduzione dei dazi americani, in alcuni Paesi europei tra cui l’Italia, si è cominciato a parlare di interventi a favore delle imprese dei settori colpiti per ammortizzarne gli effetti.

Si parla di distogliere fondi del PNRR dagli impieghi previsti, o di utilizzare i fondi di coesione. Un tale intervento rappresenterebbe un grave errore, e sarebbe autolesionistico.

I dazi hanno in prima battuta un duplice effetto: aumentano il prezzo dei beni importati per il Paese importatore (gli USA) e ne riducono le quantità domandate.

Inoltre, rendendo disponibile, a parità di produzione, una maggiore quantità dei beni per il mercato domestico, tendono a ridurre i prezzi nel Paese esportatore.

A più lungo termine si raggiungerà un nuovo equilibrio, che comporta minore produzione complessiva e un prezzo tanto più elevato, quanto più rigida è la domanda del paese importatore.

Il dazio viene quindi pagato dai consumatori che importano i beni (gli americani), mentre il costo per gli esportatori consiste in una minore produzione dei beni esportati, e quindi meno occupati, minori redditi, ecc.

Se in questa situazione si interviene a sussidiare le imprese esportatrici colpite dai dazi, il risultato sarà che esse potranno produrre e vendere a costi e prezzi più bassi, e quindi difendere la loro quota di mercato a spese, però, dei contribuenti dei Paesi che elargiscono il sussidio, e a beneficio dei consumatori americani. In altre parole, i dazi li pagheremmo noi e non chi li ha messi.

Una politica assistenzialista che incontrerebbe il gradimento delle imprese coinvolte, ma che rappresenterebbe un vero e proprio autogol.

Si tratterebbe inoltre di politiche decise ed applicate a livello nazionale che aumenterebbero la frammentazione tra i Paesi europei in un momento in cui la massima coesione e uniformità di comportamento sarebbero la nostra unica forza.

Altre forme di sostegno sarebbero possibili e anche necessarie, oltre al ricorso ai normali ammortizzatori sociali: il ricorso a meccanismi tipo SURE a livello europeo, e interventi per aiutare, facilitare ed accelerare il ricorso a mercati alternativi per i settori coinvolti.

Il rischio che, oltre all’appeasement da molti sostenuto, si faccia ricorso a politiche che rafforzano l’aggressore a spese dell’aggredito, sembra molto elevato. Sarebbe un comportamento coerente per dei sudditi, ma non per Paesi indipendenti e in grado di decidere da soli il proprio futuro.

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