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L’annuncio dell’AD di Illy, Cristina Scocchia: “Investiamo 120 milioni per produrre di più a Trieste”

«Dopo un 2022 migliore delle attese, abbiamo deciso di investire 120 milioni sull’ampliamento della nostra fabbrica di caffè». Lo ha detto l’amministratrice delegata di Illycaffè, Cristina Scocchia, spiegando la scelta della società di investire nella produzione in Italia nonostante l’aumento dei costi.

«Nel dicembre 2022 l’azienda ha approvato un piano quinquennale, stanziando 270 milioni di investimenti entro il 2026 nell’omnicanalità, nella produzione, nella distribuzione e così via», ha detto Illy a Repubblica. «Abbiamo valutato l’opportunità di diversificare la tostatura e la produzione altrove, ma abbiamo deciso che siamo orgogliosamente italiani e, vogliamo continuare a investire su Trieste e sulle sue persone, che sono quelle che hanno fatto grande Illycaffè nel mondo».

La crescita dell’azienda sarà «qualitativa e quindi accompagnata da nuove assunzioni, ma non ho un numero definito, anche perché anche quest’anno dovremo fare conto con un nuovo aumento dei costi», ha proseguito Scocchia aggiungendo «abbiamo registrato un aumento dei ricavi del 14% a 568 milioni, crescendo in tutte le geografie e in tutti i canali dove operiamo, dai nostri monomarca, ai bar e i ristoranti dove distribuiamo i nostri prodotti e perfino alla grande distribuzione. Negli Usa, che è un mercato strategico e il secondo per importanza dopo l’Italia, abbiamo registrato un aumento dei ricavi del 27%, in Cina del 15%, in Europa tra il 18 e il 20% a seconda dei Paesi, infine a livello domestico abbiamo consolidato la nostra quota di mercato crescendo dell’8%».

L’Italia, ha sottolineato, «è il nostro cuore, le nostre radici e rappresenta comunque un terzo del fatturato. Il caffè è un’espressione del gusto e del made in Italy nel mondo, dove realizziamo i restanti due terzi del nostro giro d’affari. E proprio perché la tradizione del nostro caffè parte da qui e da Trieste abbiamo deciso di fare un grosso investimento per supportare la nostra crescita futura, come previsto dal piano industriale 20222026, che quest’anno andiamo a implementare».

Tra guerra e aumento delle materie prime «le sfide non sono mancate, e ci siamo trovati a fare i conti con 45 milioni di costi in più rispetto al 2021. Con un ritocco dei prezzi di solo il 3%, siamo riusciti a creare insieme nuove efficienze aumentando al contempo la redditività a due cifre. Ma per mantenere una crescita sana e sostenibile, sia a livello di ricavi che di profitti, saremo costretti a ritoccare di nuovo i prezzi». Uno degli obiettivi del piano era la quotazione in Borsa: «confermo che l’azienda e gli azionisti sono determinati a quotarci entro il 2026, sui tempi e i modi non è ancora stata presa una decisione. Ma dato che tutti i target del piano sono stati raggiunti e superati, sono fiduciosa su un possibile sbarco in Borsa», ha concluso.

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