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Santarelli e Barbaresi (Cgil Marche): «50% dei lavoratori precari o part-time. Salari bassi e disparità di genere ed età. Ecco perché i giovani lasciano la Regione»

Giuseppe Santarelli, responsabile Cgil Marche, è intervenuto a margine dell’analisi dei dati decennali Inps, elaborati dal centro studi Ires Cgil Marche.

«Nel 2020 nelle Marche il lavoro dipendente ha retto, i primi espulsi dal mercato del lavoro sono stati gli intermittenti, i precari, gli stagionali. Il 2021 rischia di essere un anno spaventoso, con la fine della proroga della cassa integrazione per Covid, degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti».

Alla conferenza stampa, oltre a Santarelli, è intervenuta anche la segretaria regionale Daniela Barbaresi. «Nelle Marche si è poveri pur lavorando. Più della metà dei lavoratori è precario o part time, e un terzo ha salari al di sotto della soglia di povertà. La ripresa occupazionale degli ultimi anni è rappresentata prevalentemente da rapporti di lavoro precari, discontinui e a tempo parziale che hanno pesantemente eroso i rapporti di lavoro stabili. Avere un lavoro non è sufficiente a garantire una vita libera e dignitosa come recita la Costituzione. La sfida competitiva delle nostre imprese in questa regione è ricaduta  sulle spalle dei lavoratori, piuttosto che con consistenti investimenti in innovazione e ricerca. È tempo che la politica, nazionale e regionale, torni ad occuparsi di qualità del lavoro e non solo di numeri di occupati: lo potrà fare attraverso le vie della contrattazione e la necessità di una riforma fiscale che alleggerisca il peso sui bassi salari».

Durante l’incontro sono stati analizzati gli ultimi 10 anni, riguardo i salari e l’occupazione nelle Marche, con i dati Inps 2009-2019 elaborati dal centro studi Ires Cgil Marche. Ciò che emerge dai numeri è la tenuta del lavoro dipendente, con 433mila addetti, il 2,3% in più negli ultimi dieci anni in calo di 2.000 lavoratori rispetto ai livelli pre crisi. Nella regione il trend rimane comunque peggiore rispetto alle medie nazionali e delle regioni del centro. Aumentate le forme di lavoro precario nel periodo, soprattutto tra le donne (al 50% rispetto al 20% degli uomini) e tra i lavoratori under 30. Riguardo l’occupazione giovanile, sono 16mila i lavoratori in meno.

Sul fronte salariale, nelle Marche, con una media di 19.517 euro annui, le retribuzioni risultano inferiori al valore medio delle regioni del Centro (-1.734 euro) e del resto del Paese (-2.447 euro). Enormi i divari salariali di genere e per età: le lavoratrici percepiscono 7.161 euro meno rispetto ai colleghi maschi, mentre gli under 30 percepiscono una retribuzione lorda annua di 11.410 euro, oltre 8mila euro in meno rispetto all’importo medio dei dipendenti privati nel complesso. Dei dati preoccupanti che, secondo Santarelli, sono la motivazione per cui i giovani lasciano le Marche e l’Italia.

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