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Salvatore Martorana, imprenditore tessile siciliano: “Questa terra è nostra” | Stati Generali della Ripartenza

Nella giornata del 24 novembre, Salvatore Martorana, imprenditore tessile siciliano, ha dialogato con Lirio Abbate, Caporedattore de La Repubblica, durante il panel Il Sud ponte del Mediterraneo: un’opportunità di rinascita per un intero territorio… e di ricollocazione (reshoring) mirata?, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.

Abbate lascia la parola a Salvatore Martorana chiedendogli il suo punto di vista da imprenditore operante al centro della Sicilia, ossia in provincia di Enna: “Siamo qui a dire più o meno la stessa cosa. Io faccio l’imprenditore tessile, la mia azienda porta da qualche mese il mio nome e cognome, perché i miei figli hanno pensato di dare continuità al lavoro del padre. Ho due figli, Nicola di 44 anni, che ha studiato economia, e mia figlia che ha studiato legge ed è avvocato. Per due anni ho occupato un posto in Commissione Europea. Girano attorno a noi 120 dipendenti. Non abbiamo mai ricevuto nessun contributo, perché non l’abbiamo chiesto, perché chiedere contributi, assoggettarsi ed inginocchiarsi alla politica, ahimè, significa divenire schiavo poi di questa schiavitù, di questo modo di fare la politica al Sud. E credo che sia una delle cose che ho insegnato ai miei figli, che non devono mai fare. Io ho studiato all’università di Catania ma vivo a Palermo, mia figlia vive a Catania, mio figlio a Palermo”.

Vi racconto un esempio di questo mia vivere in Sicilia. – prosegue Martorana raccontando un aneddoto del suo passato – Un giorno avevo un appuntamento a Milano con un cliente degli Stati Uniti, perché noi esportiamo in tutto il mondo, e andai a Catania per prendere l’aereo ma l’Etna non me l’ha permesso. Quindi, ho dovuto rimandare, e questa è una delle difficoltà che riscontriamo in Sicilia. Voglio dire, nel mio settore chi lavora e trasforma le lane, i cashmere, il prodotto di abbigliamento, ha bisogno di spostarsi, quindi andiamo incontro anche a queste problematiche. Ma ciò nonostante, abbiamo il piacere di dire che siamo presenti in varie parti del mondo e penso che il mondo ci riconosca un ruolo.

Alla domanda di Abbate se avesse stabilimenti nella Sicilia, Martorana risponde: “No, io ho pensato che bisognasse creare squadre, quindi ho messo insieme una squadra di produttori. Quindi cashmere, ma parlo di cashmere double che poche aziende al mondo sanno fare. Il cashmere double significa Vuitton, significa le più grosse aziende. Abbiamo messo insieme queste eccellenze che lavorano già per le grandi griffe. Abbiamo raccolto le eccellenze dove si producono le camicie a San Marco d’Alunzio. Un’altra azienda, la Valguarnera, è un centro tessile importante. In Sicilia ce ne sono diversi molto importanti.

E poi sottolinea: “Ed io 50 anni fa, per non assoggettarmi alla politica e chiedere il posto fisso, il posto di lavoro, come i nostri genitori ci avevano insegnato, io sono figlio di operai, figlio di ferroviere, ho deciso di fare il commesso viaggiatore… ossia il rappresentante per 25 anni, forgiandomi in una nelle regioni più povera d’Italia, che è la Calabria. E dove lì ho appreso tante di quelle esperienze, di quelle belle cose che mi hanno insegnato tanto. Poi ho deciso 35 anni fa di fondare la mia azienda ed i miei figli si sono innamorati di questo lavoro. La mia figliola che già lavorava in Commissione Europea, portavoce di Tajani per circa due anni, ha deciso di lasciare quel lavoro per fare il mestiere del suo papà. Ecco, questa è la mia esperienza, questo è quello che io porto in giro nelle università, perché mi chiamano le università di Catania, di Palermo, etc… a spiegare la mia esperienza, a parlare con i ragazzi e dire loro che ce la possiamo fare. Questa terra è nostra, il sud è nostro e non vogliamo darlo in pasto alla politica”.

“Sa cosa mi fa più male? – continua Martorana –Quando io viaggio, mi dispiace molto trovare tanti giovani con lo zaino dietro le spalle, giovani laureati che vanno via dalla mia terra e negli ultimi anni se ne sono andati 370.000 giovani. Questa è la verità. Questa è la piaga sociale del sud. E credo che tutti assieme, perché non si vince una battaglia o una guerra combattendo da soli, dobbiamo creare il sud. Io credo che quello che ha detto lei, quello che ha detto don Antonio, le cui parole ho apprezzato tanto, siano molto vere, dobbiamo creare una grande squadra, dobbiamo formare i giovani, le università devono seguire i nostri ragazzi”.

Poi Abbate gli chiede di cosa ha bisogno un imprenditore che lavora al Sud e Martorana risponde: “Di tutto, guardi, di tutto. Noi non abbiamo niente. Siamo abbandonati a noi stessi. Guardi, io ed il professore Balestra, che ringrazio per l’invito, ci siamo incontrati al ministero del Made in Italy a Roma perché il ministro, forse ha sentito probabilmente l’esigenza di avere con sé un imprenditore del sud. Oggi sono qui a questo importante evento, spesso vado in varie università d’Italia che mi chiamano per raccontare la mia esperienza. Ebbene, la mia terra, la mia Sicilia, la mia… non sa che… oppure sa, ma gli do fastidio, perché potrei creare danno a quell’orticello che si sono creati per continuare a governare questa nostra terra, che non è una cosa bella da raccontare. Guardi, io mi vergogno pure qualche volta, ma non lo dico perché… non lo dico pubblicamente, però questa è la verità”.

“Quando qualcuno mi dice che sono bravo, – conclude Martorana – io rispondo: “No, sono un orbo in un paese di ciechi”. E Questa è la verità. Si può fare tanto in Sicilia. Se lei pensa solamente a decine di migliaia di navi che passano dal Mediterraneo, che vengono dalla Cina, attraversano il Canale di Suez, poi lo Stretto di Gibilterra, vanno al nord a scaricare ad Anversa, nei porti franchi dell’Olanda, e poi ci rimandano la merce qui, io mi chiedo come mai nessuno abbia pensato ad un porto come Augusta, che può ospitare navi di grande tonnellaggio. È stato chiesto all’Europa se ci darà la possibilità di avere un porto franco in Sicilia? Io ho o avuto la fortuna di chiederlo a qualche commissario europeo e sa cosa mi hanno risposto? Che nessuno ha mai avanzato tale richiesta. Noi siamo il porto dei diseredati. La comunità europea ci ha condannato ad essere il porto dei diseredati. E noi di contro cosa chiediamo? Potremmo anche chiedere qualcosina, dateci il porto franco di Augusta che serve a sviluppare un grande indotto. E poi, se Salvini ci farà il ponte, saremo anche contenti. Come anche la Palermo-Catania, che ho fatto ieri, e io credo che qualcosa possa migliorare”.

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