«Le conseguenze maggiori» del «cambiamento di prospettiva», nei rapporti commerciali tra Usa e Cina, «riguardano soprattutto l’Europa che si fonda, più degli Stati Uniti, su una strategia di apertura commerciale che coinvolge tutti i settori e che, soprattutto, si indirizza verso tutti i Paesi del mondo».
«Di fronte alla prospettiva di questo diverso contesto dei flussi commerciali, di una nuova politica degli incentivi pubblici e del cambiamento di indirizzo della ricerca, noi europei abbiamo l’obbligo di preparare una strategia a livello continentale che ci permetta di fare fronte alle sfide che gli Stati Uniti e la Cina stanno apprestando».
Così Romano Prodi nell’editoriale domenicale sul Messaggero, in cui mette in evidenza come nel mondo politico Usa oggi il sentimento che fa più presa è che il libero commercio abbia colpito i lavoratori americani in modo sproporzionato.
La «conseguenza», riflette Prodi, è che «la priorità del governo americano è oggi la protezione dei diritti e degli interessi dei lavoratori americani». Orientamenti che «sembrano rendere sistematiche, e proiettate verso un indefinito futuro, le scelte protezionistiche che erano da molti ritenute un’estemporanea decisione del presidente Trump. Una rivoluzione che avrà conseguenze sul funzionamento di tutti i sistemi economici».
«Anche la politica del Next Generation EU deve essere adattata al nuovo quadro internazionale nel quale siamo chiamati ad agire – osserva Prodi – ed è indispensabile che l’Italia, ancora secondo Paese industriale europeo, si faccia parte diligente per spingere Bruxelles a prendere le necessarie decisioni e prepari le proposte che riteniamo per noi opportune». «Una strategia italiana largamente condivisa è ora possibile».