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Riccardo Mangiaracina (responsabile scientifico Osservatorio Digital B2b): «Imprese digitalizzate hanno vissuto meglio pandemia»

Obblighi normativi e pandemia hanno allargato il divario fra le aziende già digitalizzate, che nel 2020 hanno avuto un fatturato stabile o in crescita, e le imprese tradizionali, in grande difficoltà nel garantire continuità operativa alle proprie attività. Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital B2b della School of management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno online “B2b: fisicamente lontani, digitalmente vicini”.

La fatturazione elettronica

Per quasi la metà delle imprese italiane la pandemia ha dato un forte impulso alla digitalizzazione dei processi b2b: circa una su cinque ha investito in soluzioni digitali e il 38,5% prevede di introdurre entro i prossimi due anni strumenti per il digital b2b, fra cui emergono le soluzioni per l’automazione dei processi (16%), blockchain e artificial intelligence (13,8%) e strumenti per monitorare la supply chain (13,1%). Durante il primo lockdown, la fatturazione elettronica ha frenato (-15%), ma ha recuperato chiudendo il 2020 con 2 miliardi di fatture, solo il 4% in meno rispetto al 2019.

In tutte le regioni è diminuito il numero delle fatture trasmesse rispetto al 2019, con Liguria (-39%), Emilia-Romagna (-21%) e Friuli-Venezia Giulia (-17%) che hanno registrato il calo più significativo. Ai primi posti per numero di fatture elettroniche restano Lombardia (36%) e Lazio (21%), mentre fra i settori guidano il commercio all’ingrosso e al dettaglio (27,7%) e le utility (18,6%). Costruzioni, Pa e istruzione hanno aumentato del 5% le fatture trasmesse, il manifatturiero del 3%, mentre i comparti più in sofferenza sono stati alloggio e ristorazione (-40%), finanza e assicurazioni (-35%) e servizi di noleggio, supporto alle imprese e viaggi (-19%). 

L’e-commerce

Anche l’e-commerce b2b ha retto l’urto della pandemia, raggiungendo un valore di 406 miliardi di euro. In un anno, in cui le transazioni b2b si sono ridotte del 6%, l’ecommerce ha segnato solo un -1% e ha aumentato dell’1%, rispetto al 2019, la sua incidenza sul totale degli scambi b2b (2.500 miliardi di euro). Il largo consumo, l’automotive e il farmaceutico sono i settori più digitalizzati. Le transazioni digitali fra aziende italiane ed estere valgono invece 127 miliardi di euro, in calo del 5%, il 29% del transato estero b2b (434 miliardi), con l’automotive come primo settore, seguito da tessile-abbigliamento e meccanica.

Le parole di Mangiaracina e Olivares

A spiegare i dati elaborati dal Politecnico di Milano, ci ha pensato Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital B2b.

«Le imprese che avevano vissuto gli adempimenti normativi come opportunità per digitalizzare i propri processi hanno saputo fronteggiare meglio la situazione di emergenza che, anche in ambito b2b, ha avuto impatti importanti. Ha innanzitutto accelerato il processo di avvicinamento delle aziende ai propri clienti riducendo la distanza tra livelli successivi della supply chain, ha promosso un miglior utilizzo dei dati e una maggiore automazione dei processi e ha amplificato la necessità di sviluppare processi maggiormente collaborativi».

Secondo Mangiaracina, i dati di quest’anno non hanno rivoluzionato immediatamente i risultati, ma la percezione di persone e attori. «Questa evoluzione non si è tradotta in una crescita dell’ecommerce b2b nel 2020, ma è cambiata la percezione di persone e imprese verso l’innovazione e molto probabilmente nei prossimi anni assisteremo a una forte crescita della pervasività degli strumenti digitali nei processi aziendali».

A sottolineare ulteriormente l’importanza del digitale è anche Paola Olivares, direttore dell’Osservatorio Digital B2b. «L’emergenza sanitaria ha evidenziato l’importanza del digitale per garantire continuità di business e restare competitivi sul mercato. Ma ha sottolineato anche che le iniziative avviate solo in risposta all’emergenza o solo per singole attività o processi non hanno impatti sulle performance economiche di breve periodo. Una piena trasformazione digitale richiede infatti tempo e una profonda revisione dei processi».

L’innovazione come necessità

Per il 48,6% delle imprese italiane l’emergenza ha spinto i progetti di digitalizzazione dei processi b2b. Quasi una su quattro, il 23,8%, ha sentito la necessità di investire in soluzioni digitali, in particolare per la gestione della firma (6,8%), per la digitalizzazione dei processi interni (6,2%) e per la conservazione dei documenti (5,5%). Il 18,4% ha attivato iniziative di digitalizzazione già nel corso del 2020, soprattutto per l’introduzione di firme digitali (7,3%), di strumenti per lo scambio di documenti elettronici (6%), di software a supporto dei processi interni (5,4%) e di tool per la conservazione digitale (3,5%).

Pnrr e digitalizzazione

A tal proposito, il Pnrr rappresenta una grande opportunità per realizzare questi investimenti: infatti il 21% dei 191,5 miliardi, messi a disposizione dell’Italia, è dedicato alla digitalizzazione. Dalla Pa, alle imprese e ai comparti turistici e culturali. Le imprese beneficeranno di 30,57 miliardi di euro che possono costituire un contributo fondamentale all’ammodernamento tecnologico del nostro tessuto industriale. La sfida dei prossimi anni sarà quindi quella di sviluppare progetti in grado di valorizzare al meglio questo tesoretto. I dati dimostrano come, ad esempio, l’interesse verso i marketplace b2b sia sempre maggiore. Il transato realizzato tramite queste piattaforme è infatti cresciuto del 67% tra il 2019 e il 2020, e si prevede un utilizzo sempre più massiccio, grazie alla facilità di utilizzo e alla possibilità di connessione diretta tra gli attori della filiera. 

La sanità

Molto positivo il bilancio degli ordini elettronici scambiati in ambito sanitario, che ad aprile 2021 hanno toccato quota 7,3 milioni, con una media di quasi 23mila documenti al giorno. Il 43% degli ordini è stato inviato utilizzando il nodo smistamento ordini (Nso) come canale di trasmissione, mentre il restante 57% è stato scambiato attraverso Peppol, architettura in significativa crescita a livello internazionale. Il 74% dei fornitori degli enti del Ssn rispondenti alla survey dell’Osservatorio sta già cogliendo diversi benefici dall’utilizzo del sistema, come l’aumento della velocità di elaborazione degli ordini (45%), miglior monitoraggio e tracciabilità del processo (42%) e un significativo calo degli errori all’interno dell’azienda fornitrice (38%). Per migliorare ulteriormente il sistema, il 71% propone di estenderlo anche ai documenti di trasporto e ai sal elettronici e il 68% vorrebbe che fosse applicato a tutta la Pa.

L’Artificial intelligence

A seguito dell’obbligo di fatturazione elettronica, molte aziende hanno iniziato a interessarsi alle tecnologie per l’automazione dei processi, ritenute la priorità di investimento entro il 2022 dal 16% delle imprese italiane. L’Osservatorio ha censito 33 applicazioni di robotic process automation (Rpa) nei processi amministrativi e di supply chain a livello internazionale. Il 67% di queste soluzioni è focalizzato sul ciclo ordine-consegna-fatturazione-pagamento e in particolare sulla fase di fatturazione, con 21 casi. La tecnologia che sta attirando più interesse da parte delle aziende è l’Artificial intelligence, protagonista di 120 progetti a livello internazionale, di cui il 58% già operativo, a testimonianza di una crescente maturità delle iniziative e una maggiore consapevolezza sull’uso di questa tecnologia nelle imprese.

Le soluzioni di Ai trovano applicazione soprattutto nei processi di pianificazione, rifornimento e monitoraggio della supply chain (48%), poi vengono le applicazioni trasversali a più processi (45%) e come supporto al ciclo dell’ordine (7%). Meno mature, invece, le soluzioni di Blockchain applicata alla supply chain. Su 206 progetti censiti, incentrati prevalentemente sul monitoraggio della supply chain e sul supporto al ciclo dell’ordine, solo il 12% è operativo. Ma sono in crescita i progetti che prevedono il coinvolgimento di un ecosistema esteso, composto non solo da partner di business ma anche da enti governativi, agenzie internazionali e aziende appartenenti ad altri mercati sinergici.

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