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Renato Brunetta, presidente CNEL: “Il DEF è condizionato da un’incertezza dovuta alla transizione sulle regole e alle tensioni geopolitiche”

“Il DEF presentato dal governo emerge in un contesto di transizione delle regole di politica economica europea e ne subisce le conseguenze. A questo motivo di incertezza si aggiunge quello legato alle variabili esogene, a partire dalle tensioni geopolitiche”.

Così il presidente del CNEL Renato Brunetta in audizione presso le Commissioni bilancio congiunte della Camera dei Deputati e del Senato relativa alla Nota di esame del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024.

Rendere strutturali caratteristiche PNRR

“Il DEF definito dal governo ci dà un tendenziale, rafforzato dal PNRR. Ne prendiamo atto. Il PNRR in questo senso dovrebbe rappresentare un passo decisivo nell’orientamento e nei contenuti della politica economica. L’importanza cruciale di queste misure potrà realizzarsi pienamente solo se le misure intraprese verranno continuate e rafforzate negli anni successivi alla prevista fine del piano, nel 2026.

La questione del dopo PNRR, quando terminerà lo stimolo alla domanda generato dalla spesa per gli investimenti programmati, impone una riflessione sulle politiche da adottare per evitare un rimbalzo negativo dell’economia una volta terminata l’attuazione del piano. Ciò appare particolarmente critico in un contesto in cui gli effetti positivi dal lato dell’offerta, e quindi sulla produttività, sarebbero ancora quelli iniziali previsti dalla realizzazione del piano. Con tutta probabilità essi non sarebbero ancora sufficienti a sostenere la crescita economica.

La conclusione del PNRR entro il 2026 indica, quindi, non tanto la necessità di prolungarne i tempi di attuazione, quanto quella di prolungarne la vita, rendendone strutturali le caratteristiche più salienti”.

Serve patto sociale per investimenti, produttività e riforme

“Serve un patto sociale per puntare sulle riforme e sugli investimenti in vista del dopo PNRR. Proseguire con il metodo della coesione sociale dal 2026 in poi. Sarebbe una bella forza negoziale per andare a trattare con la Commissione”.

Nuove responsabilità per CNEL come catalizzatore parti sociali

“La centralità che il PNRR riveste ai fini dell’andamento della crescita economica del Paese comporta nuove responsabilità anche per il CNEL, che alla luce dell’ingresso nella Cabina di regia potrà assolvere appieno al ruolo di ausilio tecnico e di catalizzatore delle parti sociali nelle diverse fasi di attuazione, monitoraggio e valutazione delle politiche economiche e degli impatti che le diverse componenti del Piano avranno in tale ambito. Un ruolo che presuppone per sua natura continuità e capacity building nei processi di ascolto, dialogo e condivisione, al fine di assicurare il principio di effettività e di partecipazione, concorrendo in maniera proattiva anche all’avvio di una dinamica virtuosa in termini di produttività complessiva del sistema economico italiano”.

Produttività e salari ancora bloccati

“Un’interdipendenza tra periodo breve e periodo medio-lungo di grande rilevanza per il nostro paese è legata all’occupazione e ai salari. Mentre l’occupazione ha registrato una espansione apprezzabile negli ultimi due anni, la produttività del lavoro e i salari appaiono ancora bloccati in una dinamica comparativamente inferiore a quella della media dei Paesi UE. Si tratta di una delle ‘trappole’ dello sviluppo economico, che sembra aver caratterizzato la economia italiana degli ultimi 30 anni. Dobbiamo puntare a più salari e più produttività”.

Le nuove regole del Patto di stabilità sono più confuse delle vecchie

“Le nuove regole del Patto di stabilità e crescita appaiono più confuse di quelle che si volevano semplificare. Il Patto continua ad essere un sistema di regole basato sulla sfiducia reciproca tra gli Stati. Inoltre, il Patto non affronta il tema del coordinamento delle politiche fiscali e industriali e permane l’assenza di una capacità fiscale centrale. Le nuove regole non concedono uno spazio significativo alla composizione della spesa pubblica nelle sue due componenti di parte corrente e in conto capitale. Non accettando una qualche forma, anche ridotta, di golden rule, l’impianto del nuovo Patto appare debole a fronte delle sfide europee”.

“Suscita perplessità – ha aggiunto Brunetta – anche la Debt Sustainability Analysis (DSA) da parte della Commissione per esercitare una eccessiva discrezionalità nel tracciare i percorsi di aggiustamento fiscale dei singoli Paesi e di fatto imporli ai governi. La sua utilizzazione dovrebbe essere di tipo meramente conoscitivo e rappresentare la base per procedure di regolazione o di compliance fiscale”.

“Nei giorni successivi alla presentazione del DEF si è sviluppato un dibattito sulla decisione del Governo di presentare un DEF sostanzialmente privo di programmazione. In proposito alcune parti sociali hanno segnalato come tale decisione abbia precedenti esclusivamente in Governi dimissionari, non legittimati a presentare un quadro di programmazione pluriennale. La posizione più critica espressa da alcune parti sociali si basa sul principio che il quadro programmatico risulterebbe comunque indispensabile in una dimensione europea, quale strumento di negoziazione del percorso da seguire all’interno della ‘traiettoria’ che sarà fissata in giugno dai tecnici della Commissione Europea. Va in ogni caso evidenziato che, il DEF, pur presentato con le sole previsioni a legislazione vigente, contiene al suo interno l’impatto del PNRR e quindi include già la parte preponderante del quadro programmatico, anche del futuro piano quadriennale, o auspicabilmente settennale, che dovrà essere discusso in settembre con la Commissione”.

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