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Rapporto Bankitalia: con il Covid peggiora la situazione economica delle famiglie soprattutto al Sud

Dalla fine di febbraio di quest’anno la diffusione dell’epidemia di Covid-19 ha generato uno shock macroeconomico di entità eccezionale e di durata incerta. La crisi ha determinato un peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie, soprattutto nel Mezzogiorno, dove è superiore la quota di famiglie in cui il principale percettore di reddito da lavoro è occupato in posizioni temporanee e in settori più esposti agli effetti della pandemia.

E’ quanto emerge dal rapporto di Bankitalia sull’economia delle regioni, che sottolinea come in base ai dati di contabilità nazionale dell’Istat, la spesa delle famiglie residenti si è fortemente ridotta nella prima metà del 2020, più intensamente nel secondo trimestre. Il reddito delle famiglie è stato sostenuto dagli ammortizzatori sociali e dai provvedimenti che ne hanno previsto il rafforzamento.

A supporto del reddito dei nuclei meno abbienti e non coperti da strumenti di altra natura, è stato introdotto il  Reddito di emergenza (Rem), i cui beneficiari sono più concentrati nelle regioni del Sud e nelle Isole. Il Rapporto sottolinea come il Rem rappresenta una misura più generosa dell’Rdc, priva di condizionamento allo svolgimento di attività formative o di ricerca di un lavoro, e sul piano amministrativo meno onerosa; si configura più propriamente come un intervento temporaneo ed emergenziale rispetto all’Rdc, che è destinato al contrasto della povertà di natura strutturale, ed è in media più generoso dell’Rdc in tutte le macroaree e, in particolare, nel Nord e nel Centro, dove gli importi medi dell’Rdc sono inferiori per via di livelli reddituali in media più alti. 

Nei primi sei mesi del 2020 l’attività economica si è ridotta di oltre il 10% rispetto al corrispondente periodo del 2019. Vi hanno concorso le misure necessarie per il contenimento dei contagi, tra cui la temporanea sospensione delle attività dei settori “non essenziali” disposta nel mese di marzo e, successivamente, il calo della domanda interna ed estera. Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, la flessione è stata più marcata al Nord, coerentemente con  l’insorgenza precoce della pandemia in tale area geografica.  

L’aumento del fabbisogno di liquidità delle imprese conseguente  alla drastica riduzione dell’attività è stato ampiamente soddisfatto con la crescita sostenuta del credito, iniziata in marzo nel Centro Nord ed estesa in estate al Mezzogiorno. Le garanzie pubbliche sui nuovi finanziamenti e le misure espansive di politica monetaria hanno favorito il miglioramento delle condizioni di offerta del credito in tutte le aree del Paese. I modelli della Banca d’Italia indicano che nel complesso del terzo  trimestre la crescita del PIL sarebbe stata intorno al 12% sul  periodo precedente, recuperando solo in parte la contrazione  segnata nella prima parte dell’anno.

Ma anche il numero di occupati si è ovunque ridotto, più marcatamente nel Mezzogiorno, dove la struttura produttiva è più orientata ad attività  maggiormente esposte agli effetti della pandemia (quali i servizi connessi con il turismo) e la composizione dei contratti di lavoro risulta più sbilanciata verso forme di lavoro temporaneo. I vincoli ai licenziamenti e l’eccezionale ricorso a strumenti di integrazione salariale hanno contenuto l’impatto sul lavoro dipendente a tempo indeterminato, più diffuso al Centro Nord. 

Bankitalia infine sottolinea come le prospettive dell’economia restano condizionate dall’incertezza circa l’evoluzione della pandemia, la cui incidenza è in aumento nelle ultime settimane. Da inizio ottobre il quadro epidemico sulla diffusione del Covid-19 in Italia si è fortemente deteriorato. L’aumento del numero di casi positivi sul totale degli individui sottoposti a  test ben oltre la soglia critica del 5%, individuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, segnala la crescente difficoltà dei sistemi di monitoraggio di tracciare i contagi e contenere la diffusione del virus. Sta rapidamente aumentando la pressione sul sistema sanitario. Come nelle precedenti crisi, l’intensità della ripresa dall’emergenza Covid-19 dipenderà anche dalle caratteristiche strutturali del sistema produttivo  locale. 

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