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«Prorogare il blocco dei licenziamenti significa ritrovarsi in guai più gravi tra qualche mese». L’affondo di Stefano Lepri

“Un governo deve concentrarsi su ciò che può indurre le imprese a lavorare di più. Se gli affari vanno male, altre urgenze di ridurre il personale si genereranno, cosicché alla scadenza i licenziamenti diverranno più numerosi. Finora il modello europeo di protezione sociale si sta dimostrando migliore di quello americano.” Lo scrive Stefano Lepri in un articolo su ‘La Stampa’.

“Ovunque nel nostro continente – prosegue l’editorialista – la cassa integrazione (qualcosa di simile è stato introdotto anche in Gran Bretagna, dove non c’era) ha risparmiato sofferenze e rinunce a moltissime famiglie. La libertà totale di licenziamento propria del modello americano veniva esaltata perché, si diceva, più presto si licenzia più presto si riassume dove si aprono nuove occasioni di guadagno; dunque la ripresa sarà più rapida. Avrebbe funzionato in una recessione breve e facile da prevedere nei suoi effetti sui settori produttivi. L’incapacità di frenare il contagio l’ha resa diversa. Con la Cig e avendo erogato altri sussidi, può esser stato giusto all’inizio vietare i licenziamenti. Si sono impedite da parte delle imprese decisioni frettolose, dettate più dal panico che dalla ragione. Ma non si può andare avanti così. Nessun altro Paese europeo lo fa. La proroga del blocco fino a fine anno la chiedono le confederazioni sindacali. Fanno il mestiere che sanno fare, difendere i lavoratori occupati con contratto fisso. Ma il 15% dei dipendenti ha un contratto a termine, e tra loro uno su sei nell’ultimo anno ha già perso il posto. Con i licenziamenti proibiti, di nuovi contratti a termine se ne fanno davvero pochi. Perdura in Italia un problema di rappresentanza: delle esigenze dei lavoratori precari, e dei giovani che un impiego lo devono ancora trovare, si tiene pochissimo conto. All’inizio, era parso che il Movimento 5 stelle volesse assumersi questo ruolo; poi si è inoltrato nel vicolo cieco del reddito di cittadinanza, e ha dato via libera a quota 100, più tasse ai giovani per la pensione prima ai vecchi. Bloccare i licenziamenti piace ai populisti di ogni colore. L’esperienza dei Paesi emergenti insegna che se si insiste troppo a regolare questa materia prolifera il lavoro nero. In Italia si era adottato un provvedimento simile solo nell’estate dopo la Liberazione, tra il caos dell’immediato dopoguerra”.

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