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Romano Prodi (ex premier): «Sassoli sarebbe stata una risorsa per il futuro della politica»

David Sassoli «sarebbe stata una risorsa per il futuro della politica italiana e europea». A dirlo è l’ex premier Romano Prodi ricordando il recentemente scomparso presidente del Parlamento europeo, che aveva incontrato lo scorso autunno a Bologna, con il compagno di liceo e amico di sempre, il cardinale Matteo Zuppi.

Professor Romano Prodi, in che modo era legato a Sassoli?

«In modo profondo, ci univa un comune sentire. Ci parlavamo spesso, ci “confessavamo” sull’Europa. Quando è stato meglio, dopo la polmonite, sotto Natale, ci siamo accordati per la chiusura di un ciclo di conferenze, in febbraio. Nessuno pensava che potesse succedere una tragedia simile. È perfetto, per ricordarlo, il passo del Vangelo: ‘I miti possiederanno la terrà. La mitezza non è debolezza, era invece la sua grande forza. Con essa, David ha convinto tutti della bontà delle sue idee».

L’ex premier ricorda un momento in particolare: «Pochi mesi fa, l’11 luglio, eravamo insieme in una giornata di sole a Fossoli, in quel terribile luogo di smistamento dei deportati italiani verso i campi di concentramento nazisti. C’era da un lato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, tedesca, dall’altro Sassoli, presidente del Parlamento europeo, italiano. Non si è trattato solo di un momento di riconciliazione, già costruita nel tempo, ma un momento che esprimeva, anche con una forte emozione, la ferma volontà di chiudere per sempre con il passato».

«C’era la consapevolezza che l’Europa si fonda sulla riconciliazione non solo dei vertici, ma delle persone. Anche se si commemorava qualcosa di profondamente doloroso, l’atmosfera era gioiosa e David è stato il punto di riferimento di quella giornata nella quale, io credo, vi sia racchiusa la sintesi del pensiero politico e dell’impegno sociale di Sassoli: riconciliazione profonda, unità, solidarietà e giustizia sociale».

Sassoli, uomo del dialogo, aveva scelto di fare un passo indietro sulla ricandidatura al Parlamento Europeo: «Abbiamo parlato molto di questo, la situazione era singolare» dice Prodi. «La sua presidenza era stata talmente conciliatrice che un numero di persone non piccolo pensava valesse la pena rompere la tradizione che vede l’alternanza, alla presidenza del Parlamento, tra socialisti e democristiani. Sarebbe rimasto volentieri, ma mi disse: “Lo farò solo se ci sarà unanimità, non voglio portare nessuna rottura, non voglio una battaglia che rompa gli schemi e gli accordi che reggono il filo della solidarietà europea”. Ma non vi era nelle sue parole, posso assicurarlo, nessuna amarezza».

Lei crede che nel Next Generation Eu, il piano per la ripartenza dell’Europa dopo la pandemia, si ritrovi questa lezione?

«Sassoli ha portato con sé, al Parlamento Europeo, proprio questa formazione politica. Il Recovery Plan era per lui una via intrapresa da cui non sarà possibile tornare indietro – spiega Prodi -: la solidarietà europea non come un episodio, o una parentesi, ma come l’inizio di una svolta verso una via nuova per l’Europa. Facevamo lunghe discussioni su questo, sulla doverosa presa di coscienza da parte dell’Europa di un cambiamento destinato durare nel tempo. E le ultime parole che ci siamo detti, con il suo tono pieno di volontà e di fiducia, sono state: “Vedi che ce la facciamo”».  

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