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Possono essere le rinnovabili l’idea che il Sud aspettava e che può giustificare una revisione del PNRR | L’analisi

“Esiste un vantaggio competitivo attorno al quale il Mezzogiorno può costruire un’idea di sviluppo in grado di sconfiggere una rassegnazione che dura da decenni? E che può dare una visione all’idea di spendervi 125 miliardi nei prossimi 5 anni, cifra che si ottiene sommando alle risorse del Pnrr destinati al Sud i fondi delle politiche di coesione? Giustificando una richiesta di revisione del Pnrr alla Commissione, come il governo si accinge a fare? In realtà il Mezzogiorno ha una possibilità ed è in uno dei settori dai quali dipende il nostro futuro”.

Lo sostiene in un suointervent l’economista Francesco Grillo.

“L’irradiamento – l’energia solare che ogni metro quadrato in diverse zone in Italia accumula in un giorno medio – su cui può contare il Sud è due volte e mezzo superiore a quello del Nord. Ancora superiore è il vantaggio sul vento: in Lombardia non c’è neppure un impianto eolico; la Puglia ne ospita un quarto del totale nazionale” spiega dalle colonne del magazine digitale Inpiu.net.

“Quella delle rinnovabili è una storia che nel Sud ha conosciuto errori di programmazione e abusi. Eppure è sul rinnovabile che il Sud ha la sua occasione, se risolve tre questioni. La prima è quella delle autorizzazioni che è, del resto, tra le riforme abilitanti del Pnrr. Non tutti i siti sono adatti al solare e all’eolico; ma è essenziale che vengano fissate tempistiche di autorizzazione brevi per ottenere risposte certe e definitive.

In secondo luogo, è indispensabile porsi il problema di come non disperdere il valore economico collegato alla crescita di un’offerta di energia rinnovabile al Sud. In questo momento, l’intera catena di generazione e accumulo, dipende da forniture extra europee. Quella delle rinnovabili può diventare la “specializzazione intelligente” alla quale dedicare le università del Sud, promuovendo partnership con imprese private che coinvolgano i politecnici del Nord e degli altri Paesi europei che si aggreghino attorno a obiettivi responsabilizzanti.

In terzo luogo, è necessario disegnare un meccanismo che faccia corrispondere ad ogni impianto un risparmio sulle bollette nei territori che decidono di ospitarli per mobilitare le comunità. E che per ogni euro di investimento pubblico, ce ne sia almeno uno di un privato che scommette nello stesso progetto. Il grande investimento europeo sull’Italia si gioca nella sua area più debole. Il Ministro degli Affari Europei, responsabile del Pnrr e delle politiche di coesione, Raffaele Fitto, ha, forse, proprio nella Regione nella quale è nato (la Puglia), l’idea che può trasformare una debolezza in un’opportunità” conclude.

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