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Paolo Gallo, AD Italgas: “Il biometano può coprire un decimo del fabbisogno del gas in Italia” | L’intervista

A dicembre scorso il cda di Italgas ha approvato il Piano di Creazione di Valore Sostenibile 2022-2028, ‘Costruttori di futuro’, che  fissa azioni concrete e target per la creazione di valore per gli stakeholder del Gruppo e per i territori in cui è presente e opera. La  società ha quindi presentato il Piano il 19 gennaio scorso nel corso di un evento riservato agli stakeholder presso la sede di Torino. In questa intervista concessa a MF-DowJones, l’ad Paolo Gallo entra nei dettagli e illustra il percorso di sviluppo che Italgas compierà nei prossimi anni.    

Ingegner Gallo, quali sono le azioni concrete e i target previsti dal vostro Piano di Creazione di Valore Sostenibile 2022-2028 che punta alla  creazione di valore, appunto, per gli stakeholder del Gruppo e per i territori in cui è presente e opera?    

Le direzioni sono tre: Pianeta, Persone e Partnership, alle quali  corrispondono linee d’azione con impegni chiari, target misurabili e  risultati attesi di medio e lungo periodo. Questo Piano si inserisce nel  percorso disegnato dal Piano Strategico 2022-2028 (8,6 miliardi di euro di  investimenti) per raggiungere gli obiettivi identificati facendo leva su  driver strategici come innovazione tecnologica, economia circolare,  formazione, diversita’ e inclusione. Tutelare il pianeta favorendo la  transizione ecologica: il nostro contributo consiste nella realizzazione  di una rete di distribuzione digitale, intelligente e flessibile, in grado  di accogliere gas rinnovabili come biometano, metano sintetico e idrogeno  che sostituiranno progressivamente il gas naturale di origine fossile. Il  nostro network al 2028 sara’ al 100% hydrogen-ready per abilitare la nuova  era dell’idrogeno che, secondo le nostre previsioni, comincera’ a cavallo  del prossimo decennio.

Inoltre – sempre per tutelare il pianeta dove  viviamo – ci impegniamo a recuperare il 100% dei nostri rifiuti, a ridurre  del 34% le emissioni scope 1 e 2 con un percorso a tappe gia’ definite  verso il traguardo delle zero emissioni nette al 2050. Vogliamo rendere le  persone orgogliose di far parte del Gruppo Italgas conciliando le esigenze  della vita privata con quella lavorativa; gli obiettivi sono: raggiungere  un grado di soddisfazione delle nostre persone superiore all’85%,  potenziare l’offerta di servizi welfare affinche’ aderisca il 90% della  popolazione aziendale e riequilibrare la presenza di genere puntando al  27% di manager donne.

Infine intendiamo sviluppare partnership per  raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi: ci impegniamo per promuovere  l’innovazione attraverso una fitta rete di aziende partner che rende  solida la nostra supply chain. Ci siamo posti come target quello di  valutare circa 3.000 Pmi e startup per collaborazioni sui temi dell’innovazione e di aumentare del 40% i fornitori selezionati sul  territorio tra le Pmi.    

Ci può fare qualche esempio di traguardo intermedio che avete in Piano?

Uno dei piu’ importanti riguarda la nostra rete di distribuzione che  nel 2024 sara’ interamente digitalizzata e controllata da remoto  attraverso un software proprietario che abbiamo sviluppato nella nostra  Digital Factory e abbiamo chiamato Dana, Digital Advanced Network  Automation. Si tratta di un’applicazione unica nel suo genere a livello  mondiale. Attraverso un’interfaccia Hmi, Human Machine Interface, permette  una visione d’insieme in tempo reale della rete di distribuzione,  consentendo una puntuale verifica del funzionamento di tutte le componenti  e la loro diretta gestione da remoto.

Oggi Dana gestisce tutte le reti  realizzate dal Gruppo in Sardegna e parte di quelle della penisola; a fine  2023 il 90% delle reti sara’ gestito da Dana. Parallelamente stiamo  lavorando alla realizzazione del nostro primo smart meter proprietario che  vedra’ la luce nel 2025 e sara’ dotato di una serie di nuove funzioni come  la durata maggiore della batteria, una tecnologia di comunicazione dei  consumi sempre piu’ avanzata e sara’ in grado di misurare le diverse  tipologie di gas e di miscele distribuite ai clienti finali. Il 2023 sara’  anche l’anno dell’Academy Italgas.

Nel nostro percorso di trasformazione  digitale, la formazione e’ sempre stata una leva strategica sia per governare il cambiamento sia per accompagnare il ricambio generazionale.  Da questo punto di vista, la Digital Factory e’ stato uno strumento  pratico di reskilling e upskilling, un momento di crescita digitale.    

Cosa rappresenta l’Academy?    

L’Academy e’ un ulteriore salto di qualita’: un contenitore in cui  vogliamo convogliare tutte le iniziative per la crescita delle nostre  persone.   un passaggio importante perche’ significa strutturare ancora  meglio le attivita’ e soprattutto farlo in un orizzonte piu’ a lungo  termine. La formazione diventa cosi’ ancora piu’ efficace e in grado di  accompagnare le nostre persone al raggiungimento degli obiettivi del Piano  Strategico. Ma nella nostra visione l’Academy non e’ soltanto erogazione  di nuove competenze, e’ anche un luogo di condivisione di esperienze, di  scambio di conoscenze e crescita. E alla base di tutto ci deve essere da  parte di tutti la grande curiosita’ e la ricerca del miglioramento  continuo.    

A quanto ammontano gli investimenti del Piano di Creazione di Valore Sostenibile 2022-2028? Può quantificare le ricadute in termini economici sull’economia?    

Il Piano Strategico 2022-2028, che contiene al suo interno il Piano di  Creazione di Valore Sostenibile, prevede investimenti per 8,6 miliardi   con obiettivi ed impegni chiari e misurabili. Gli investimenti nel nostro  settore hanno un effetto moltiplicatore – quantificato da un dettagliato  studio – pari a 3,3, ovvero per ogni euro investito il Pil nazionale  cresce di 3,3 euro. La creazione di valore va oltre la crescita puramente  economica e si estende nell’abilitare una piu’ rapida transizione  ecologica per i territori e le comunita’ interessate: la rete capillare,  digitale, intelligente e flessibile svolge anche una funzione di stimolo  per la produzione di gas rinnovabili, come il biometano, generando  ricadute positive ad esempio per il settore agricolo grazie allo sviluppo  di un’economia di tipo circolare.

Non va dimenticato il forte impegno di  Italgas al fianco dei territori per la realizzazione di iniziative in  grado di creare valore condiviso – come, ad esempio, la riqualificazione  delle aree pubbliche presso la nostra storica sede di Torino – e l’impegno  per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale attraverso il  nostro Heritage Lab: un laboratorio di digitalizzazione della memoria  storica del Paese, un immenso bacino di Big Data del passato.    

Quali sono i driver attraverso i quali puntate a raggiungere questi  risultati di medio e lungo periodo?    

I principali driver sono l’innovazione tecnologica, la  digitalizzazione, la formazione, la diversita’ e l’inclusione. La  tecnologia e’ cio’ che ha abilitato la trasformazione digitale in corso  nella nostra azienda dal 2017; e’ la leva che ci ha permesso di anticipare  e guidare l’evoluzione del nostro settore, nonche’ di rimarcare la  centralita’ delle infrastrutture del gas nel percorso di decarbonizzazione  dell’economia.

Le reti sono un volano straordinario anche per una sempre  piu’ efficace convergenza dei settori elettrico e gas, in grado di  garantire maggiore sicurezza energetica a costi piu’ bassi per il  consumatore finale. Grazie alla tecnologia abbiamo portato a un livello  superiore il sistema di controllo delle reti e di prevenzione delle  emissioni fuggitive. L’introduzione a partire dal 2018 della tecnologia  Picarro, la piu’ all’avanguardia al mondo nel campo del monitoraggio  preventivo delle reti, ha permesso infatti una rivoluzione nel controllo  delle methane emission, sino a ridurre le dispersioni dalle reti Italgas a  una quota prossima allo 0,1%.

Un risultato ancora piu’ rilevante specie se  confrontato con le perdite delle reti elettriche e idriche. In questo  percorso, la formazione continua delle nostre persone e’ determinante  poiche’ senza adeguate competenze non le avremmo messe nelle condizioni di  governare il cambiamento. E nella cura rivolta alle nostre persone, la  valorizzazione delle diversita’ e la promozione del talento sono fattori  fondamentali.    

Il gas naturale continuera’ a giocare un ruolo importante nei prossimi  anni, ma il REPowerEU ha indicato il biometano come la risorsa in grado di  sostituire nel brevissimo termine fino al 25% del gas russo. In Italia,  secondo lei, quando il biometano diventera’ realta’ nella rete assieme  all’idrogeno?      

Il biometano e’ la fonte rinnovabile gia’ disponibile. L’era  dell’idrogeno iniziera’, a mio avviso, a fine di questo decennio. Torniamo  al biometano: le sue potenzialita’ sono tali che diversi studi sono  concordi nel fissare al 2030 in circa 8 miliardi di metri cubi la quota di  consumi che puo’ coprire nell’ambito del fabbisogno italiano. A livello  europeo le elaborazioni sulla possibile evoluzione del quadro energetico  sono ancora piu’ significative: la Commissione Ue stima un potenziale di  produzione annua di biometano compresa tra il 25 e il 30% dell’attuale  consumo di gas nell’Unione europea. Basti pensare che gli impianti di  produzione in Europa, dal 2018 al 2021, sono quasi triplicati fino a  raggiungere la quota di 1.023 unita’ in diciannove Paesi.

Oggi in Europa  questi impianti sono collegati prevalentemente alle reti di distribuzione.  In Francia ci sono 365 impianti che producono ogni anno 620 milioni di  metri cubi di biometano. La Germania e’ la piu’ grande produttrice con 1,2  miliardi di metri cubi di biometano l’anno e 242 impianti. In Italia sono  54 gli impianti di produzione di biometano per una produzione annuale di  479 milioni di metri cubi. Una riflessione a parte va fatta per il Sud  Italia, dove gli impianti attualmente attivi sono solo 8, per un totale di  29 milioni di metri cubi prodotti annualmente. In questa area del Paese ci  sono ampi margini di sviluppo: secondo stime di settore ci sono le  condizioni per sviluppare una capacita’ produttiva di 2-3 miliardi di  metri cubi l’anno di qui al 2030.

Nel nostro Piano Strategico 2022-2028 ci  siamo impegnati per lo sviluppo del settore con oltre 100 milioni di euro  destinati a favorire l’allacciamento degli impianti di produzione di  biometano direttamente alla rete di distribuzione e a introdurre la  tecnologia del reverse flow verso la rete di trasporto, in maniera da  consentire l’accoglimento dei quantitativi non consumati a livello locale.  C’e’ un dato sul quale pero’ occorre riflettere: oggi gran parte degli  oneri di connessione ricade sul produttore di biometano mentre solo il 20%  e’ a carico del sistema. In altri Paesi Ue questo rapporto e’ quasi sempre  l’opposto, e questo ha rappresentato un importante fattore per lo sviluppo  del settore.    

L’Arera, l’Autorita’ dell’Energia, ha definito le nuove regole per la  determinazione del Valore di Rimborso (Vir) delle reti di distribuzione  gas di proprieta’ dei Comuni, che non saranno piu’ cedute a Rab, come  prevedeva la regolamentazione finora (al contrario di tutte le altre  reti). In occasione della presentazione del Piano Strategico 2022-2028,  lei ha affermato che le poche opportunita’ di M&A sul mercato incontrano  proprio il problema che non e’ conveniente acquistare a Vir. La modifica,  introdotta da Arera, rischia di mortificare ulteriormente il vostro M&A?    

La domanda unisce due aspetti che non sono correlati tra loro. Per le  reti di proprieta’ dei Comuni, infatti, il riconoscimento del Vir dovrebbe  incentivare il lancio delle gare d’Ambito, massimizzando l’incasso per i  Comuni stessi che possono cedere la rete a un valore maggiore e che, per  legge, non possono farlo attraverso operazioni di M&A. Questa  equiparazione tra le reti possedute dalle aziende e quelle possedute dai  Comuni, equiparazione che noi abbiamo sempre considerato positivamente,  dovrebbe rimuovere l’ultimo ostacolo allo svolgimento delle gare d’Ambito  da parte delle stazioni appaltanti. Di contro, nelle operazioni di M&A con  controparti non pubbliche, il venditore puo’ evidentemente fissare un  prezzo minimo richiesto che, se prossimo al Vir, nei casi in cui questo  sia significativamente superiore alla RAB, rende l’operazione in linea di  principio non conveniente.  

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