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Stefano Micossi (direttore generale Assonime): «Si chiude la costosissima saga di Alitalia»

«La saga Alitalia è finita, i numeri del disastro sono impietosi. La nuova compagnia avrà meno di un quarto del personale di quella vecchia (fino a un massimo di 2800 dipendenti, oggi sono più di diecimila) e 52 aerei (oggi poco più di cento), con corrispondente riduzione delle rotte. Un piccolo vettore regionale, che certamente non potrà sopravvivere da solo e dovrà trovarsi un compratore. Questo è il prezzo di aver rinviato gli aggiustamenti quando erano ancora possibili. L’ultimo piano industriale sostenibile lo fece Domenico Cempella, più di vent’anni fa, ma i sindacati si opposero e la politica lo respinse».

«Da allora abbiamo speso 10 miliardi per pagare le perdite della società e cercare di tenerla in piedi, per trovarci alla fine con un pugno di mosche. Brillano in questo inglorioso passato la mancata vendita ad Air France, con seguito di salvataggio pubblico da parte del governo Berlusconi. Il rifiuto delle offerte di Lufthansa, che prometteva di mantenere 7000 addetti del settore volo e una flotta ancora dignitosa».

«Infine, i prestiti dello stato per guadagnare tempo dei governi di centro sinistra e poi di centro destra, fino al colpo inevitabile delle autorità europee di concorrenza. Ma ci è voluto il governo Draghi per accettare l’accordo. Un governo “politico” avrebbe sempre preferito guadagnare tempo e lasciare la patata bollente a quello successivo (tanto, durano così poco, che nessuno si ricorda gli scempi di ciascuno)».

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