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Mauro Lusetti (Presidente Legacoop): «Molte imprese non riusciranno ad andare avanti a causa delle nuove misure di contenimento. Il decreto ristori non basta»

«La seconda ondata della pandemia e le nuove misure di contenimento avranno come conseguenza l’impossibilità per molte imprese di andare avanti». Lo ha detto a La Stampa il Presidente di Legacoop, Mauro Lusetti. «Il decreto ristori» ha aggiunto «può essere una boccata d’ossigeno ma non basta. È evidente che soprattutto per alcuni settori, dal turismo alla cultura, alla ristorazione ma anche per l’assistenza sarà necessario rinnovare lo stop ai licenziamenti, ma non può durare all’infinito. Non si può basare tutto sulle proroghe. In questi mesi si è iniziato a parlare di riforma delle politiche attive e degli ammortizzatori ma sono state fatte solo parole e annunci».

«I posti di lavoro si creano con gli investimenti e dunque con un efficace utilizzo dei fondi del Recovery Plan. Prima finisce la battaglia politica, per altro lontana dalle reali esigenze del Paese, e meglio è. Aspettiamo con ansia quello che succederà tra oggi e domani in Parlamento. È incredibile che sia arrivati a questo punto», ha sottolineato. Lusetti ha spiegato di essere sorpreso dalle mosse della classe politica. «La responsabilità non è solo di Renzi ma anche delle altre forze della maggioranza. Il braccio di ferro si è protratto troppo, ora rischia il sistema-Paese. Da parte della politica ma anche della classe dirigente, compresa quella economica, serve un atto di generosità nei confronti dei cittadini».

«Dobbiamo tornare allo spirito che nel maggio scorso ha portato alla firma dell’accordo per la riapertura del Paese in sicurezza. Quel senso di responsabilità e unità che aveva portato alla firma dell’accordo io non lo vedo più. Non lo vedo nel governo ma anche in Confindustria, che allora ha fatto da traino e da collante e che adesso sembra invece impegnata in polemiche, spesso sterili e a volte immotivate nei confronti dell’esecutivo».

«Il tema è ritrovare le ragioni che ci uniscono. L’Italia avrebbe bisogno di uno Stato in grado di accompagnare, anticipare e creare le condizioni perché l’apparato economico, in particolare quello del Nord, possa espandersi. E deve farlo soprattutto adesso che i ristori e le altre misure non possono essere usati per sostenere l’economia sommersa, concentrata soprattutto al Sud. C’è il rischio di dare spazio alla criminalità organizzata. E le possibilità di un’esplosione della rivolta sociale sono altissime».

«È necessario che la classe politica si resetti: dobbiamo prepararci ad una maratona e non ai 100 metri. La scorsa estate tutti sono rimasti sbalorditi dal rimbalzo del Pil. Ma quella capacità di reazione non sarà sufficiente se sarà frenata dalla burocrazia, anche regionale -ha messo in evidenza- Servono concretezza, chiarezza e semplificazione. Il piano Next Generation non è da buttare via, sicuramente è modificabile e può essere l’occasione per riprendere il confronto con le parti sociali».

«Un confronto che parta dalle proposte messe in campo e che in tempo breve le trasformi in fatti, individuando i cantieri e i progetti che si potranno realizzare a partire dal 2021 con i fondi del Recovery. In questo modo si potrà anche capire dove, come e quando si creeranno nuovi posti di lavoro e pianificare una strategia per sbloccare i licenziamenti in modo graduale a partire da quelli meno dei settori colpiti».

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