«Una dotazione complessiva di 1,5 miliardi di euro per il comparto sicurezza e difesa nella legge di bilancio rappresenta un segnale di attenzione che il Governo ha voluto dare». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel suo intervento al panel “La sicurezza del Paese: ruolo e regolamentazione degli asset fondamentali” organizzato nell’ambito degli Stati generali della ripartenza in corso a Bologna.
Il Ministro ha parlato poi del modo in cui si è evoluta la fenomenologia criminale e del suo impatto sul tessuto sociale. «Se noi guardassimo solo i numeri, questi ci dicono effettivamente che noi non abbiamo situazioni di particolare rilievo che possono far immaginare una situazione del nostro Paese particolarmente differente rispetto a quella di altre realtà che hanno caratteristiche analoghe alla nostra ma la percezione della sicurezza è qualche cosa che è tutt’uno con la concretezza del dato. Sono cambiati i fenomeni sociali negli ultimi anni e l’immigrazione incide sulla percezione della sicurezza e crescono di numero le fasce sociali afflitte da condizioni di marginalità sociale», ha aggiunto Piantedosi.
«Le periferie urbane si stanno trasformando in periferie sociali e i progetti del PNRR si orientano verso il recupero di queste situazioni. Come Ministero dell’Interno abbiamo uno strumento di supporto alle politiche integrate di sicurezza gestite anche in sinergia con le amministrazioni territoriali. Col Fondo sicurezza urbana che noi utilizziamo annualmente possiamo intervenire anche in termini di progetti che non siano solo di matrice securitaria in senso stretto, ma che abbiano proprio la visione di recuperare condizioni di marginalità sociale. Interventi a favore delle fasce più deboli e quindi di sostegno ai Comuni nelle politiche di tipo sociale».
Sui contenuti delle nuove disposizioni del Governo in tema di sicurezza, Piantedosi ha risposto alle critiche: «Controbatto all’accusa che stiamo creando nuovi reati. Il Governo si è limitato a fare delle rifiniture normative», ha detto, citando il Decreto Caivano e ha parlato di «rifiniture normative per adeguare anche il sistema penalistico e il sistema di contrasto a disposizione delle forze di polizia ad esigenze che non sono di tipo processuale penale, ma anche di tipo pedagogico e sociale»
“Alle donne dico di denunciare a tutti i livelli, non solo con la denuncia alle forze di polizia. Bisogna reagire subito. Nessuno più di loro può capire all’interno della propria storia personale i sensori per quando qualcosa si sta per rompere e sta per creare i presupposti per queste tragedie. Sicuramente reagire ed uscire allo scoperto”, ha detto il ministro dell’Interno.
Il 25 novembre, data in cui ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è “importante anche per la sollecitazione che c’è stata per i drammatici e tragici fatti di cronaca – aggiunge Piantedosi – . L’attenzione dal punto di vista dell’azione delle forze di polizia, anche per tutti gli aspetti processuali e criminali, deve essere molto alta, ma bisogna che abbiamo riguardo ad un’inversione di un trend culturale”.
“Dietro fenomeni come questi c’è anche una concezione proprietaria del corpo della donna – prosegue il ministro dell’Interno – Trovo stupefacente che questo fenomeno trovi espressione anche in un’epoca come questa e in ambienti che apparentemente dovrebbero essere avulsi da queste tentazioni”.
Per Piantedosi, in ogni caso, “dobbiamo capire e non solo stupirci o indignarci quando la cronaca ci propone questi casi. Sicuramente va fatta un’analisi obiettiva, scevra da forme ideologiche di diverse tendenze. È arrivato il momento di capire, ne va anche della nostra civiltà”, conclude.