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Mario Draghi convoca le banche per risolvere il caso MPS

A mali estremi, estremi rimedi. Mario Draghi indossa di nuovo la grisaglia del banchiere centrale e si prepara a scendere in campo in prima persona per trovare una soluzione al caso Mps.

Secondo quanto può riferire MF-Milano Finanza, il presidente del Consiglio avrebbe intenzione di radunare attorno a un tavolo tutti i banchieri più importanti del Paese, per cercare di coinvolgere l’intero sistema bancario nella privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena.

Alcuni ambienti della maggioranza sono convinti che Draghi, in tandem ovviamente col governatore Ignazio Visco e con la sponda del ministro dell’Economia Daniele Franco, cercherà appunto “una soluzione di sistema” per Rocca Salimbeni, dopo il fallimento della trattativa tra Tesoro e Unicredit.

Il premier vorrebbe arrivare nel 2022 a un punto fermo sull’annosa privatizzazione dell’istituto toscano e questo per tre motivi precisi. Il primo è che non vuole essere criticato dalla Commissione Europea – con cui comunque si sta trattando per spuntare un altro anno di tempo durante cui cercare di collocare sul mercato l’asset oggi detenuto dal Tesoro e guidato da Guido Bastianini – per non aver rispettato la tabella di marcia della privatizzazione esagerando con gli aiuti di Stato, proprio lui che è un cultore del mercato libero.

In secondo luogo, Draghi, come ha dimostrato quando è stato governatore della Banca d’Italia nei momenti più difficili della crisi dei debiti sovrani, sa bene che è fondamentale l’interlocuzione con i vari protagonisti del settore creditizio; e dunque sarebbe importante conoscere il parere sul caso non solo di Andrea Orcel di Unicredit, ma anche, per fare giusto un esempio, di Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, di Giuseppe Castagna di Banco Bpm e di Carlo Cimbri di Unipol. Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte a questa ipotesi, ma, ragionano sempre alcuni rappresentanti della maggioranza, parrebbe l’unica in grado di condurre a una soluzione positiva per il Mef e per l’intera economia italiana, rispettando ovviamente tutti i vincoli europei e antitrust.

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