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Mario Deaglio (economista): «Dall’incubo della recessione l’Europa potrà uscirne solo se unita»

“Dallo scoppio della guerra ucraina, una figura oscura e minacciosa volteggia nei cieli delle economie avanzate e in particolare di quelle europee. Il suo nome, che giustamente incute timore, è Recessione”.

Mario Deaglio sulla Stampa ricorda l’incubo che aleggia sull’Italia e sottolinea che se ne esce solo insieme all’Europa: “Nella sua analisi trimestrale della congiuntura mondiale, resa nota ieri, il Fondo monetario internazionale prevede che nel 2023 la Recessione colpirà sia l’Italia sia la Germania, mentre il resto d’Europa, pur rallentando fortemente l’andatura, dovrebbe rimanerne immune.

Il vero volto della Recessione del 2023 rimane allarmante soprattutto per un paese come l’Italia dalla struttura produttiva e sociale relativamente debole.

La coincidenza di questo imminente panorama recessivo con il cambio di governo – spiega l’economista – deve implicare profonde modifiche nella politica economica, non perché quella precedente fosse sbagliata, anzi; ma perché è mutato il vento e il mare si è fatto più tempestoso.

Alle dichiarazioni di ieri della premier in pectore secondo cui la nuova maggioranza è pronta «a riscrivere le sorti della Nazione con un governo forte, unito e autorevole» bisogna forse aggiungere che una simile riscrittura non implica semplicemente il cambiamento della penna con cui si scrive o della grafia e del linguaggio che vengono utilizzati ma anche di ciò che effettivamente viene deciso.

Le decisioni, inoltre, dovranno essere attuate rapidamente; altrimenti, come è accaduto altre volte negli ultimi 25 anni, avremo una caduta produttiva più profonda e più lunga di quella del resto dell’Europa.

Sappiamo purtroppo molto bene che una valutazione negativa dei mercati finanziari può, in poco tempo, rendere insostenibile il nostro debito pubblico.

Occorre poi prendere atto di due dati di fatto essenziali: il primo è che, al di fuori di un maggior coordinamento europeo in alcuni ambiti fondamentali, semplicemente non abbiamo futuro.

È quindi necessario agire per una più intensa collaborazione all’interno dell’Unione europea non solo in campo energetico ma anche in settori quali l’istruzione, la ricerca, la sanità. In secondo luogo, le società occidentali sono tutte spaccate e quella italiana non fa eccezione.

Non si tratta solo di ridistribuire redditi – conclude – ma anche di rendere meno diseguali le prospettive di vita degli italiani, di ricostruire solidarietà e basi comuni”.

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