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Maria Laura Garofalo (ad Garofalo Health Care): «Per il futuro della sanità fondamentale integrazione pubblico-privato»

La sanità del futuro passa per digitalizzazione e sinergie pubblico-privato. Strategia che Garofalo Health Care, quotata dal 2018 e ormai prossima al passaggio allo Star, ha già abbracciato e intende perseguire per il futuro. L’azienda ha da poco acquistato la clinica San Francesco di Verona, eccellenza europea nel campo della chirurgia ortopedica robotica, spendendo 59,5 milioni di euro. Un deal che riassume la storia di un gruppo, cresciuto in capitalizzazione dall’ipo di oltre il 39%, e che nel 2020 ha stanziato 20 milioni solo per investimenti tech. Maria Laura Garofalo, ad dell’azienda, è intervenuta a proposito, sulle pagine di MF-Milano Finanza, parlando della storia e delle strategie future di Garofalo Health Care. In apertura ha spiegato i motivi dell’ultima acquisizione effettuata, cioè quella della clinica San Francesco di Verona.

«Acquisiamo una struttura considerata un unicum nel campo della chirurgia protesica ortopedica con tecnica robot-assistita e in grado di realizzare in un unico ambiente un percorso assistenziale che parte dalla diagnostica, all’intervento e alla riabilitazione. Inoltre il venditore, il professor Perazzini, sarà responsabile della formazione nella chirurgia robotica nel gruppo Ghc, così da creare sinergie interne».

Secondo Garofalo, l’integrazione tra pubblico e privato «è il vero futuro», oltre alla necessità di ridurre la burocrazia. A proposito del rapporto tra Sanità e sostenibilità, anche in termini di investimenti, dice. «La sostenibilità è nel nostro Dna. Il modello è quello di mettere il paziente al centro del sistema, spostando il focus dalla malattia alla persona. Al fine di rafforzare le tematiche Esg abbiamo istituito la nuova funzione di chief sustainability officer, nella persona di Mimmo Nesi. Sostenibilità è creazione di valore. Nel 2020 abbiamo ricevuto rating investment grade EE- con outlook positivo per l’impegno in queste tematiche»

L’amministratrice delegata ha poi raccontato i benefici raccolti dall’Ipo del 2018. «Ci siamo quotati nel novembre 2018, con lo spread a quasi 400, usando solo un aumento di capitale con l’obiettivo di crescere per linee esterne, acquisendo nuove strutture compatibili con i nostri valori imprenditoriali». 

Il tutto all’interno di uno scenario di mercato che non predilige i gruppi singoli. «Si sta verificando un fenomeno di concentrazione in grandi gruppi: i singoli da soli non ce la fanno, e gli imprenditori spesso vendono anche se sono in buona salute. Dall’ipo abbiamo comprato ricavi per 106 milioni, ebitda per circa 25,5 milioni, con un’enterprise value di 204 milioni e un moltiplicatore medio pari a 8 volte l’ebitda».

Per il futuro, invece, Garofalo conclude. «A gennaio abbiamo finalizzato un ulteriore aumento di capitale per passare allo Star, e con l’aumento abbiamo comprato la San Francesco. Possiamo inoltre investire 140 milioni per acquisire target già in pipeline, senza superare una leva di 3,5 volte l’ebitda».

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