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Marco Villani, Vice Segretario generale Palazzo Chigi: “Il mito del posto fisso è morto, servono piani di incentivazione per tornare ad essere appealing” | Stati Generali della Ripartenza

PNRR, ruolo del comparto pubblico, processo decisionale. Di questo ha parlato Marco Villani, Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi, nell’intervento che ha tenuto durante il panel “La realizzazione delle grandi infrastrutture” agli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia e che riportiamo integralmente.

Il PNRR e i due fattori di rischio che ne minano l’attuabilità

PNRR significa un grande piano, come il Piano Marshall, che investe il Paese e dà grande speranza. Non droga il mercato, alimenta il mercato, da prospettiva al mercato. E quindi, in continuità amministrativa, è una grande scommessa decisa da qualche governo fa di giocare in contesti piuttosto ampi su cui la grande tecnicalità, la grande capacità, la competenza, la stima indiscussa e indiscutibile del presidente Draghi ha permesso di nettare un framework. E poi il governo che tende a far atterrare le opere, fa quel lavoro obbligatorio che in mezzo ai dubbi e alle perplessità, ha portato alla rimodulazione del PNRR.

E questo governo, e lo dico dalla Presidenza del Consiglio dove lavoro, ha semplicemente cercato di tradurre il libro delle buone intenzioni in qualcosa che fosse sicuramente realizzabile, perché è vero che negli ultimi ci sono state due criticità che hanno alterato il mercato, la guerra in Ucraina, che significa che non abbiamo più quel flusso di approvvigionamenti garantiti, sicuri, orinati e stabili, a prezzi controllati. Uno dei problemi più forti del primo bilancio di questo governo a cui ho partecipato era proprio dare un contributo opportuno a coloro che avrebbero dovuto contrastare l’impennata dei costi energetica, impennata che poi per fortuna grazie al clima mite non c’è stata. Ma non è che l’analisi del rischio sparisca perché l’impennata non c’è stata, il rischio geo-strategico rimane.

Il secondo rischio è che ci siamo trovati di fronte a un mercato che è stato drogato da un’aspettativa di ripresa per il settore edilizio che ha alterato le possibilità e le potenzialità del mercato perché ha sottratto risorse e beni strumentali per fare le impalcature per i palazzi.

Il ruolo del comparto pubblico e la mentalità del “sano privato”

In questo scenario entra il ruolo del comparto pubblico. Il ruolo del comparto pubblico è strategico, perché lo stipendio pubblico è pagato con i soldi dei cittadini, a prescindere dai risultati. Come faccio a portare la mentalità del “sano privato” nel comparto pubblico? Perché il sano privato sa che getta il cuore oltre l’ostacolo, affronta un lavoro perché sa di avere le sue risorse, la sua capacità finanziaria, la sua capacità tecnica per partire con 5 e chiudere comunque, perché sa che alla fine porterà comunque l’opera, perché sennò alla fine sballa i conti.

Nel nostro comparto è tutto totalmente diverso, perché sei pagato innanzitutto dalla soddisfazione di fare un lavoro che ti è riconosciuto prima che in termini economici in termini di etica e di soddisfazione personale. La paura di spesa è stata l’Unione Europea a dire che non ci deve essere riguardo al PNRR, perché ha approvato i 150 investimenti e le 66 riforme proposte dall’Italia. Come ha detto questa mattina il ragioniere generale dello Stato Mazzotta, ricordiamoci che il PNRR non è che è un qualcosa in più.

Nella scelta di fare una scommessa ad altissimo livello come quella del PNRR, c’è una scelta di prendere una parte a prestito e quando prendi i soldi a prestito devi avere un ritorno dell’utilità che è maggiore di quanto ti costa il prestito perché altrimenti sennò paghi solo gli interessi. Devi avere la capacità non solo di pagare quegli interessi ma di averne un ritorno di utilità maggiore e per fare questo devi avere competenze e capacità.

Le competenze e le capacità necessarie

Per avere competenze e capacità devi essere appealing, devi piacere. L’idea del posto fisso credo che è tranquillamente morta o è vicina ad esserlo.

Non è solo una questione di soldi, è il dopo che spaventa queste competenze. E rispetto ai tempi nostri, dove tutto si è accelerato, dove la comunità sociale è più piccola, un ragazzo giovane così digitalizzato ha competenze che nel pubblico si sposano solo con delle nicchie.

Il PNRR è una sfida, il governo ha deciso di vincerla, il governo la sta vincendo con dei confronti a Bruxelles serrati, la Presidenza del Consiglio c’ha messo di tutto e di più, e quando i giornali dicono che la Corte dei Conti boccia il PNRR me ne dispiaccio, anche se lo capisco perché devono fare il titolo. Non esiste un progetto che va tutto bene perché sennò è falso, bisogna analizzare il trend, questo facciamo come giudici contabili, e in tutte le relazioni che ho letto della Corte dei Conti il trend è positivo. Ma è normale che sia così, perché la start up paga l’abbrivio dell’inizio e poi bisogna avere queste competenze.

I concorsi vanno sempre più deserti, questo significa che stiamo creando un esercito di generali vecchio, e non so fino a che punto competente, che si scontra con quelle nicchie di efficienze come gli ingegneri delle infrastrutture dove vanno in difficoltà. Anche se in realtà, ho avuto da poco un confronto in ambito OCSE e ho potuto constatare che su due aspetti come la digitalizzazione e il riciclo dei rifiuti siamo in realtà anni luce avanti rispetto agli altri Paesi.

Il momento della decisione pubblica e il Codice dei Contratti Pubblici

Il legislatore è colui che decide e ha dato lo strumento principe al dipendente pubblico per operare che è il Codice dei Contratti pubblici così come rinovellato. Ci sono molti commissariamenti per accelerare ancora di più e diventare quasi come un privato, che risponde davvero al cielo stellato sopra di sé e alla legge morale dentro di sé e i soldi che può spendere. Per noi è un po’ diverso.

Noi abbiamo degli strumenti che specialmente dal ’92 in poi hanno esasperato la proceduramentalizzazione, perché la procedura è trasparenza, è sicurezza, è garanzia, ma è tempo. Ci vuole tempo.

Da quanto sto a Palazzo Chigi dico ai Direttori Generali che lavorano con me, pochi perché mi occupo di bilancio, “Il Paese non può aspettare”, che non significa niente di particolare, ossia tu non devi andare a vedere quello che fanno gli altri, basta che guardi il tuo. Se tu il tuo fascicolo lo evadi in 15 minuti non conta il fatto che ci abbiano messo tre mesi a fartelo arrivare, perché poi accade questo. Tu c’hai messo 15 minuti e sei convinto che l’effetto emulazione possa produrre, possa seminare qualcosa di positivo.

Serve un sistema di incentivazione nel pubblico

Quanta ce n’è di questa volontà nel comparto pubblico? Poca, in realtà è rimessa alla buona volontà di chi è comunque pagato, di chi ha comunque uno stipendio medio-alto, ma che tu comunque fai fatica a incentivare. Il problema nostro è che noi siamo comunque un esercito di generali in cui mancano i pochi marescialli e non hai strumenti veri per incentivare chi ci vuole mettere qualcosa in più. L’incentivo viene dal privato, prendono i migliori che se ne vanno, quelli che magari hanno un respiro più ampio e sono sul mercato delle risorse umane.

Bisognerebbe creare un sistema che prenda spunto dagli incentivi tecnici così come novellati nel Codice dei Contratti Pubblici per valorizzare il lavoro di chi può scegliere. Perché non bisogna avere solo le competenze tecniche che ho detto prima che nel comparto pubblico sono carenti, e tanti concorsi vanno in gran parte deserti. Non soltanto per l’eccessiva richiesta del livello di preparazione ma proprio perché non hanno quell’interesse.

Bisognerebbe trovare un modo di incentivare e di valutare la performance, sempre in ragione di produzione, di produttività. Cercare solo e sempre la qualità probabilmente non permette di dare risposte a chi aspetta. Nel comparto pubblico, quello che può fare un privato non c’è e questo è veramente un problema.

La necessità di avere uno Stato minimo

Se non vinciamo il pregiudizio che tutto non funziona, che nella migliore delle ipotesi sono tutti quanti fannulloni, che la PA è un peso, non andiamo da nessuna parte. Io vorrei che tutti capissimo che a tutti farebbe piacere uno Stato minimo, perché nessuno vuole una sovrastruttura statale, nessuno ha mai amato il modello dell’Unione Sovietica, però se lo Stato Minimo, nell’ipotesi di stato liberale di Benedetto Croce citato prima, non c’è più e ci affidiamo magari a Terzi Settori ipotetici, in assenza di Stato non esiste il vuoto, ma ci si infila chi è organizzato, chi comunque il welfare suo lo sa fare ed è molto liquido e libero, più dello Stato. E poi comunque ha una capacità coercitiva che non è paragonabile alla nostra.

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