«Sono addirittura inferiori» al coronavirus, così come si vede al microscopio con le particelle virali attaccate alle cellule e la loro tipica corona di glicoproteine, le dimensioni dei semiconduttori nelle tecnologie più avanzate: «basta questo per capire quali raffinatissime tecnologie sono necessarie per costruirli». A parlare, in un’intervista all’AGI, è Marco Cassis, Presidente di Sales, Marketing, Communications and Strategy Development di STMicroelectronics e membro dell’Executive Committee.
STM è un gruppo franco-italiano, fra i maggiori produttori di componenti elettronici a semiconduttore al mondo. Il manager spiega come mai la carenza globale di microchip – i chip sono in pratica il motore che controlla i dispositivi elettronici – sta mettendo in crisi l’industria globale, in particolare quella automobilistica, che fatica ora a realizzare nuovi prodotti.
«Non parlerei di guerra dei chip – sottolinea Cassis – quanto piuttosto di una tempesta perfetta in cui si è ritrovata l’industria globale, in un momento storico eccezionale come questo, dove la domanda è di molto superiore all’offerta». Di fronte alla pressante domanda di chip, i grandi gruppi si stanno organizzando ma il processo, appunto, non è facile. Per questo motivo, spiega Cassis, «la produzione di chip nelle tecnologie più complesse può richiedere anche sei mesi».