Il governo lavora alle linee guida della prossima legge di bilancio mentre si appresta a varare in Cdm, martedì 17 settembre, il piano strutturale a medio termine.
La traiettoria dei conti pubblici per i prossimi anni, che conterrà anche l’indicazione di una prospettiva di rientro dal deficit eccessivo sanzionato dalla Ue nei mesi scorsi, fornirà il quadro di riferimento entro cui costruire la prossima manovra.
Le regole Ue chiedono un programma di rientro a 4 anni, che con alcune condizioni possono diventare fino a 7, la soluzione che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha mai fatto mistero di preferire.
I vertici di maggioranza degli ultimi giorni tra la premier Giorgia Meloni, i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader centrista Maurizio Lupi e lo stesso Giorgetti hanno messo a punto le priorità di azione.
L’esecutivo ragiona sulla possibilità di contrastare l’inverno demografico favorendo un la detassazione per i nuclei più numerosi tramite un intervento sull’assegno unico o delle detrazioni fiscali specifiche.
Ma lo scoglio restano le risorse limitate a disposizione, con il debito pubblico prossimo alla soglia dei 3mila miliardi.
La legge di bilancio dovrebbe attestarsi sopra i 25 miliardi di euro.
La priorità scelta dalla maggioranza è la proroga del taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro, in vigore da maggio 2023, con il tentativo di ampliare il provvedimento in misura ridotta fino a 55-60mila euro.
E poi la conferma dei provvedimenti varati con la finanziaria dello scorso anno: risorse per i contratti e gli straordinari alle forze dell’ordine e il personale sanitario, agevolazioni sui mutui per gli under 36 sull’acquisto della prima casa.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha stimato che solo per la conferma dei provvedimenti cardine della scorsa manovra servono 18 miliardi, di cui quasi 11 per il taglio del cuneo fiscale.
La Lega chiede di ampliare la flat tax rispetto agli 85mila euro attuali e portarla a 100mila euro.
Un compromesso potrebbe essere trovato a 95mila.
Forza Italia invece punta sull’innalzamento delle pensioni minime, almeno a 650 euro al mese.
Ma in entrambi i casi resta l’incognita delle risorse a disposizione.
La premier avrebbe chiesto a Giorgetti di concentrare risorse anche sul comparto sanitario, uno dei temi ricorrenti delle critiche delle opposizioni sui tagli.
L’obiettivo sarebbe di riportare il rapporto spesa sanitaria/Pil almeno al 7%.
Il titolare del Mef annota le osservazioni dei partiti ed avrebbe domandato a sua volta a tutti i ministeri rigore nella gestione delle risorse ed applicazione della spending review richiesta.
Le opposizioni invece chiedono di concentrare le risorse su sanità, lavoro e scuola, oggi il Pd propone di congedi paritari di 5 mesi, in luogo degli attuali 10 giorni per i padri, sul modello di altri Paesi Ue.
Mentre la Cgil sottolinea che le parti sociali non siano ancora state convocate per discutere dell’impianto della prossima manovra.
“Non c’è stata alcuna convocazione delle parti sociali.
È una discussione dentro al governo, non ci sono confronti e tavoli di trattativa col sindacato.
Credo sia una cosa grave”, incalza il leader della Cgil Maurizio Landini.
Un aiuto sulle risorse potrebbe arrivare dall’aumento delle entrate fiscali, che tra gennaio e luglio 2024 segnano +19,2 miliardi di euro.
Altri fondi potrebbero essere racimolati con la modifica del concordato preventivo biennale e dalla revisione delle tax expenditure.
Ma appare ancora difficile quantificare quanto potrebbe valere l’intervento.
Quanto al piano strutturale, l’obiettivo principale del piano è la definizione della spesa netta, coerente con le nuove regole stabilite dalla Commissione per il rientro dal deficit eccessivo da realizzare attraverso un programma di rientro che ha una durata di 4 anni, estendibile fino a 7 anni nel rispetto di particolari criteri.
Il governo punterebbe a portare il deficit al di sotto del 3% entro il 2026 per garantire di arrivare appena al sotto del tetto richiesto dalle regole fiscali Ue.