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Louis Vuitton ha chiesto aiuto a Parigi per uscire dal deal Tiffany

Louis Vuitton (Lvmh) si è rivolta al principale negoziatore delle trattative fiscali con gli Stati Uniti per ottenere un aiuto nel recedere dall’accordo di acquisizione di Tiffany, ottenendo un no come risposta, secondo quanto riferito da funzionari del governo francese. La richiesta, presentata da Lvmh al ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire, aggiunge una nuova piega al racconto del conglomerato francese del lusso sulle ragioni per cui ha annullato l’accordo da 16,2 miliardi di dollari per l’acquisto pianificato di Tiffany – in particolare, la tesi secondo cui il governo francese sarebbe stato una forza trainante nella sua decisione.

La società ha replicato dichiarando di non essersi mai rivolta al ministro. “Lvmh respinge tali accuse viziate e totalmente infondate”, ha spiegato la società. La scorsa settimana, Lvmh aveva dichiarato di essere stata costretta ad abbandonare le trattative dopo aver ricevuto una lettera firmata da un altro funzionario del governo, il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, presuntamente non richiesta dalla società e legalmente vincolante.

La lettera, datata 31 agosto, spiega che l’azienda avrebbe dovuto posticipare l’acquisto di Tiffany fino a gennaio, adducendo che tale mossa avrebbe rafforzato la posizione della Francia nei negoziati fiscali e commerciali con gli Stati Uniti. I funzionari del governo francese hanno dichiarato che la società si sarebbe rivolta a Le Maire prima di ricevere la lettera, chiedendo al ministro di redigere un documento che gettasse le basi per una rinegoziazione o la cessazione dell’accordo.

A detta dei funzionari, il ministro ha respinto la richiesta. Le Maire stava conducendo dei negoziati con il segretario del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, in merito alla nuova tassa imposta dal governo francese sulle società tecnologiche come Facebook e Google. Il governo Usa ritiene che la nuova tassa costituisca una discriminazione nei confronti delle aziende statunitensi e ha minacciato, conseguentemente, di imporre dei dazi sui beni di lusso di nazionalità francese.

La Francia ha poi accettato di sospendere la misura fiscale fino al 6 gennaio 2021, mentre proseguono i negoziati su scala internazionale. Inoltre, i funzionari del governo francese hanno spiegato che non vedevano l’accordo con Tiffany come merce di scambio, pertanto era irrilevante per le trattative. Secondo i funzionari del governo, Le Maire non si sarebbe coordinato con il ministro degli Esteri nell’invio della lettera a Lvmh da parte di quest’ultimo. Il governo si è dichiarato sorpreso dalla lettera di Le Drian, dal momento che il ministro non aveva un ruolo diretto nelle trattative fiscali con gli Stati Uniti. Lo scorso 10 settembre, Lvmh aveva intentato un’azione legale contro Tiffany a un giorno di distanza dalla relativa causa presentata dalla collega statunitense. Tiffany si era, infatti, rivolta a un tribunale del Delaware per chiedere un verdetto che imponesse il perfezionamento degli accordi relativi alla fusione da 16,2 miliardi di dollari concordata dalle sue società.

Il coinvolgimento del tribunale rappresenta la reazione del produttore di gioielli di fronte ai tentennamenti della collega, dichiaratasi incapace di proseguire i negoziati per questioni di cattiva gestione da parte della leadership di Tiffany, nonché per aver ricevuto una lettera da parte del governo francese che chiedeva il rinvio dell’accordo a una data successiva al 6 gennaio 2021. Lvmh aveva aggiunto che il suo consiglio di amministrazione ha passato al vaglio l’attuale situazione economica di Tiffany, riscontrando che i risultati del primo semestre e l’outlook fornito per il 2020 sono “molto deludenti e ben al di sotto dei dati relativi agli altri brand del gruppo Lvmh”.

A questo, si aggiunge che Tiffany non sarebbe riuscita a seguire il normale corso delle attivitò aziendali, secondo Lvmh, in particolare distribuendo dividendi generosi nonostante fosse in perdita. Al contrario, Tiffany ritiene di aver rispettato tutti i suoi obblighi relativi all’accordo e sostiene che il gruppo francese stia cercando in tutti i modi di ritirarsi da una trattativa che ha perso molto del suo fascino da quando la pandemia di coronavirus ha avuto un notevole impatto sul mercato del lusso.

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