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Alfonso Dolce, CEO D&G: “Siamo i paladini del Made in Italy”

Il principio cardine “è che l’Italia e l’italianità del fare siano sempre al centro del progetto del marchio”.

Lo afferma Alfonso Dolce, ceo di Dolce&Gabbana, in un’intervista esclusiva pubblicata su MF35, lo speciale che celebra i 35 anni del quotidiano in edicola oggi.

Dolce ricorda la prima intervista concessa a MF: “Era il 2019 e parlavamo di food & beverage e partnership strategiche, unicità, lifestyle e territorio: temi ancora attualissimi per noi, e che a quel tempo non erano per niente scontati per i brand di lusso”.

Dolce&Gabbana, fondata da Domenico Dolce e Stefano Gabbana nel 1985, è uno dei grandi nomi del Made in Italy; lo sbarco in borsa è una delle ipotesi di recente associate al futuro della società che, secondo una recente inchiesta di MFF, potrebbe valere intorno ai 6 miliardi di euro.

Ovvero circa quattro volte il fatturato di 1,59 miliardi registrato alla fine di marzo per l’anno fiscale 2022/2023.

Negli ultimi 35 anni, spiega il ceo, “è cresciuta l’attenzione al concetto di Made in Italy.

Da questo punto di vista le cose stanno mutando per il meglio.

È stato approvato il fondo sovrano per il Made in Italy e istituita la giornata del Made in Italy che abbiamo festeggiato il 15 aprile, un’idea proposta dal consiglio di amministrazione di Altagamma che fin da subito ci ha visto sostenitori.

È importante in questo senso che la moda faccia sistema in termini di filiera e sostenibilità.

Un esempio di questo impegno è rappresentato dal Consorzio Re.Crea, un progetto della Camera nazionale della moda.

Dolce&Gabbana e le altre cinque aziende fondatrici del consorzio hanno aderito a questa iniziativa, lavorando insieme a un progetto comune all’insegna dell’italianità”.

“Dal real estate alle collaborazioni lifestyle oggi un brand di moda può garantire potenzialità che finora erano rimaste inespresse, anche in termini finanziari.

Il rapporto tra finanza e moda si è qui evoluto nel tempo: le banche non sono più semplici operatori finanziari, ma veri e propri partner, a volte quasi colleghi, nella definizione delle strategie”, ha spiegato Dolce.

Quanto al consumatore, “ci troviamo di fronte a due profili molto precisi: da una parte il cliente leale, con caratteristiche di consumo radicate, dall’altra il cliente giovane che è più volatile e incline al cambiamento.

La tanto importante Generazione Z è una generazione che vuole scegliere, vuole essere responsabile delle proprie scelte.

Credo che i concetti di inclusività e sostenibilità siano oggi più che mai centrali”.

“Si parla tanto di Km 0 ed economia circolare per la filiera agroalimentare: a noi piace pensare che questo possa rappresentare un modus operandi anche per il comparto moda, in modo che l’etichetta Made in Italy sempre più possa raccontare la vita e le origini del singolo prodotto in tutti i suoi componenti, inclusa la piena tracciabilità.

Nel caso della nostra offerta di abbigliamento, questo è possibile perché abbiamo quattro poli produttivi nel gruppo, tutti in Italia, a Legnano, a Incisa Val d’Arno, a Lonate Pozzolo e a Sarmeola di Rubano”, ha sottolineato il ceo.

“Negli anni siamo stati più volte corteggiati da parte di grandi gruppi, ma siamo fieri di aver mantenuto la nostra indipendenza, in primis dal punto di vista creativo.

Questo ha permesso a Domenico e Stefano di essere liberi di dar forma alle loro idee, senza alcun vincolo, e rimanere sempre fedeli a quei valori e a quei codici che hanno reso lo stile Dolce&Gabbana universalmente riconoscibile”, spiega Dolce, sottolineando come Dolce&Gabbana sia “un cantiere sempre aperto.

Il primo grande appuntamento è la mostra ‘Dal cuore alle mani: Dolce&Gabbana’, che è in corso al Palazzo Reale di Milano, che ha in programma di toccare alcuni dei più importanti centri culturali internazionali”.

Seguiranno “anche nuovi lanci nel mondo della bellezza, dal make-up alle fragranze.

Ora il Beauty è il nostro focus, è una nuova sfida per noi da quando abbiamo internalizzato il business all’inizio del 2023.

Per il Real Estate, invece, siamo nel pieno dei lavori per i progetti residenziali e di ospitalità che svilupperemo in Spagna, negli Stati Uniti e alle Maldive”, ha aggiunto il ceo.

“Oggi sicuramente la sfida è molto più grande ed ampia.

Il nostro principio cardine è che l’Italia e l’italianità del fare siano sempre al centro del progetto del marchio”, ha spiegato Dolce.

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