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[Lo scenario] La lunga guerra farà più danni dell’embargo del gas

L’unico modo per bloccare l’avanzata di Putin è l’embargo del gas proveniente dalla Russia. A valutare quest’ipotesi, su incarico del quotidiano tedesco Bild, sono i due economisti russi, Sergej Guriev (48) e Oleg Itskhoki (38), professori all’università d’élite Sciences Po in Francia e all’UCLA in California. «Quando si parla di conseguenze catastrofiche per la Germania e l’Europa, non è chiaro da dove provengano i numeri» risponde Sergej Guriev docente all’Università d’élite Sciences Po in Francia.

Prima finisce la guerra meglio è

Sergej Guriev (Sciences Po): «Lunedì il Council for Economic Analysis, un think tank del governo francese, ha pubblicato uno studio che mostra le conseguenze per vari paesi europei: nessun effetto catastrofico. Il Consiglio tedesco degli esperti economici ha pubblicato una panoramica di tutti gli studi. Anche questo consiglio è giunto alla conclusione: nessun effetto catastrofico. Altrettanto importante, e spesso trascurato in questo dibattito, è che la guerra stessa causa enormi danni economici. Le previsioni per la ripresa economica della zona euro nel 2022 sono già state riviste al ribasso dell’1,5 per cento. Per porre fine alla guerra il prima possibile non è solo un imperativo morale, ma anche economico. Prima verranno distrutte le entrate fiscali di Putin, prima finirà la guerra e meno danni farà all’economia europea e tedesca».

Fermare il petrolio e tassare il gas

Itskhoki: «Le varie stime quantitative dell’impatto del divieto di esportazione di energia suggeriscono che i costi sono alti ma gestibili e sicuramente non catastrofici. Ciò che è catastrofico è la continua dipendenza dai combustibili fossili russi, lasciando la Germania vulnerabile al ricatto economico di Putin, la peggiore situazione possibile in cui trovarsi. Un’opzione politica sensata è fermare le importazioni russe di petrolio e imporre una tassa pesante sulle importazioni di gas russe, come suggerito da numerosi economisti europei in una recente lettera».

Effetti sulla Russia

«Un divieto immediato di importazione scatenerà una crisi finanziaria. L’anno scorso, le entrate del petrolio e del gas hanno rappresentato il 40 per cento del bilancio statale russo. Le esportazioni in Europa rappresentano la maggior parte delle esportazioni russe di petrolio e gas. L’embargo europeo costringerà il governo russo a un vasto programma di austerità che sarà altamente impopolare. L’alternativa sarebbe stampare i rubli, che porterebbero al caos finanziario entro poche settimane» spiega Guriev.

I soldi del gas per finanziare le violenze

Oleg Itskhoki (UCLA): «La macchina da guerra di Putin, che include l’economia nazionale, è attualmente sottoposta a forti pressioni e molti dei vincoli sono già molto rigidi. Ogni ulteriore pressione inasprisce ulteriormente i vincoli e limita le risorse disponibili necessarie per continuare la guerra. I 500 milioni di euro al giorno che Putin dovrebbe ricevere dalle esportazioni di energia in Europa sono una fonte di reddito essenziale per lui per finanziare questa guerra, sia ora che a lungo termine. Anche nell’improbabile caso di un cessate il fuoco, Putin accumulerà questi soldi per preparare il prossimo round della sua offensiva, e questi soldi saranno alla fine utilizzati per ulteriori brutalità in Europa».

Senza embargo la guerra di Putin dura

Guriev: «Se non c’è embargo, c’è luce in fondo al tunnel per il governo russo: agli attuali prezzi del petrolio, il bilancio russo è in attivo e ha fondi più che sufficienti per pagare i suoi soldati, propagandisti e polizia ufficiali che stanno picchiando i manifestanti contro la guerra in Russia».

L’Europa sbaglia a non agire

Itskhoki: «L’alternativa a un costoso divieto alle esportazioni di energia russe non è lo status quo prebellico degli affari come al solito. Al contrario, minaccia una guerra di lunga durata in Ucraina. Ogni giorno di questa guerra porta a crescenti disagi economici in Europa, a parte il bilancio molto più tragico di vite umane e sofferenze in Ucraina. L’interruzione del commercio nell’Europa orientale causata dalla guerra ei quattro milioni di profughi ucraini in Europa sono estremamente costosi per l’economia europea, soprattutto se la guerra durerà per diversi mesi, come è probabile al momento. La politica dell’inazione e della non applicazione del divieto russo all’esportazione di energia è molto miope, non riconoscendo il costo economico molto maggiore della guerra».

Se nel 2014 ci fosse stato embargo la Russia non avrebbe invaso

Guriev: «Non spetta a noi giudicare la politica estera del governo tedesco. Da un punto di vista puramente economico, se nel 2014 fosse stato imposto un embargo petrolifero, non ci sarebbe invasione. Il costante sostegno tedesco al Nord Stream 2 ha anche convinto Putin che la risposta dell’Occidente a un’invasione non sarebbe stata unificata e decisiva».

«Ho visto Putin in azione, non si fermerà»

Guriev: «Non ho mai lavorato nel governo russo. Ma ho partecipato agli incontri con il signor Putin e l’ho osservato per molti anni. Penso che ormai sia chiaro che nulla cambierà le sue intenzioni. Ma l’Occidente può distruggere la sua capacità di perseguire i suoi obiettivi. Ciò che conta ora è la resistenza sul campo – ecco perché è così importante armare le forze armate ucraine – e privarle dei mezzi per continuare questa guerra. Ecco perché l’embargo su petrolio e gas è così importante». 

L’avvertimento della Nato

E rispetto a quanto teorizzato dai due economisti russi occorre ascoltare bene le parole pronunciate ieri dal segretario generale della Nato. Un avvertimento e un cambio di passo. L’ultimo consiglio atlantico – al livello dei ministri degli Esteri – sposta l’asticella più in là sulla crisi ucraina. “La guerra – ha messo in guardia il segretario generale Jens Stoltenberg in apertura di vertice – può durare mesi o anche anni, dunque dobbiamo essere pronti ad affrontare un lungo viaggio”. 

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