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[Lo scenario] Putin non può toccare i soldi del gas in euro. Per questo vuole i rubli. Ma l’Europa dice no. E lui chiuderà il rubinetto

Entro il 31 marzo il presidente russo Vladimir Putin si aspetta un rapporto dal Gabinetto dei ministri, dalla Banca Centrale russa e da Gazprom sull’attuazione del cambio valuta in rubli per il pagamento delle forniture di gas dai “Paesi ostili”.

Lo ha riferito il servizio stampa del Cremlino, come riporta Ria Novosti.    

“Il governo della Federazione Russa, insieme alla Banca di Russia e alla società per azioni Gazprom, dovrebbe attuare una serie di misure per modificare la valuta di pagamento delle forniture di gas naturale ai Paesi dell’Unione Europea e ad altri Paesi che hanno introdotto misure restrittive nei confronti dei cittadini della Federazione Russa e delle persone giuridiche russe, al rublo russo. Rapporto – 31 marzo 2022, poi mensile”, è quanto afferma il servizio stampa del Cremlino. 

“L’Eni non pagherà il gas russo in rubli”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi in un panel a Dubai, secondo quanto riporta l’Agenzia Bloomberg. 

“Eni non ha rubli; i contratti prevedono il pagamento del carburante in euro e i contratti dovrebbero essere modificati per cambiare i termini”, ha poi affermato sottolineando che “l’Europa dovrebbe guardare all’Africa per più forniture di gas”.

Bernabè: “finirà male”

“La disfida del rublo? Rischia di finire male. Vladimir Putin, colpito dalle sanzioni, si trova in una strada senza uscita: non può tornare indietro, e potrebbe fare scelte dettate dalla disperazione. E sul gas non è detto che stavolta gli Stati Uniti ci salveranno”.

Franco Bernabè, ex amministratore delegato di Eni e Telecom, oggi presidente del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, il maggiore gruppo siderurgico nazionale, mette l’accento sui rischi legati al duello con il Cremlino.

Soldi inutilizzabili per Putin

“Dobbiamo prima comprendere come funziona il meccanismo di pagamento del gas. Non c’è uno spostamento fisico di dollari e di euro ai soggetti russi. I soldi finiscono su un conto della banca centrale russa accreditato presso le banche centrali degli altri Paesi. Ma oggi, con le sanzioni, quei soldi sono congelati. Quei soldi sono indisponibili per le autorità russe. È come se non ci fossero. Affinché siano utilizzabili, quegli euro e quei dollari dovrebbero essere trasformati in banconote e portati fisicamente in Russia, cosa ovviamente impossibile”.

“E’ per questo che Putin chiede di essere pagato in rubli. La sua è una mossa disperata. Gli unici soldi che i russi sono in grado effettivamente di incassare sono quelli esterni al sistema di compensazione europeo e americano: Cina, India, eccetera” spiega in una intervista al quotidiano La Verità.

Putin in un vicolo cieco

“Attualmente i russi si trovano in un vicolo cieco, ma a una belva feroce bisogna sempre ricordarsi di fornire una via d’uscita per scappare. Invece, temo che le implicazioni di questa “guerra del rublo” siano ancora molto sottovalutate in Occidente”.

La preoccupazione dei mercati

Eppure rinegoziare i contatti con le maggiori compagnie europee affinché’ paghino il gas in rubli potrebbe trasformarsi in una sorta di boomerang per Putin.    Secondo analisti, alcuni legali e le principali banche d’affari pochi contratti hanno già al loro interno una clausola per far scattare il cambio di valuta (euro e dollari le denominazioni principali nei contratti occidentali) e anche in questi casi far valere la clausola significherebbe dare la spinta ai top manager delle grandi compagnie occidentali a rinegoziare altri aspetti dei contratti, come per esempio la loro durata.  Una mossa che non sarebbe favorevole per l’economia russa già estremamente sotto pressione.

Arginare le richieste di Gazprom

E’ su questo e su altri aspetti contrattuali già delicati di per se’ che i big del settore faranno leva per arginare le richieste della Russia ritenute da più parti quanto meno “anacronistiche”. Il presidente del gruppo di servizi pubblici francese Engie ha affermato che i suoi contratti non includono un’opzione per pagare in rubli.

Alfred Stern, amministratore delegato di Omv, il gruppo petrolchimico austriaco, ha ha detto al Financial Times che continuerà a pagare il gas russo in euro e il contratto non prevede il cambio in rubli.   

Attuare misure per trasferire la fatturazione per le forniture di gas naturale in rubli non sarebbe comunque ne’ semplice, ne’ immediato. Le banche centrali al momento stanno alla finestra e non sembrano coinvolte direttamente – almeno per quanto riguarda l’operatività – in queste transazioni.   

Comunque andrà, il mercato è preoccupato perché queste dichiarazioni alquanto vaghe e non chiarite nello specifico dal Cremlino contribuiscono all’incertezza e alla volatilità. Quel che è certo è che una mossa del genere contribuirebbe ad accelerare ulteriormente la ricerca dell’indipendenza dal gas di Mosca. Scatenando una corsa contro il tempo.

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