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[Lo scenario] Il debito comune Ue contro il caro energia e il dilemma che scuote la Germania

È stata smentita da fonti del governo tedesco l’indiscrezione secondo cui la Germania avrebbe aperto all’emissione di debito comune Ue per far fronte alla crisi energetica. «Questi piani non sono noti al governo», hanno precisato le fonti a Reuters. Secondo quanto invece riportato da Bloomberg, il cancelliere Olaf Scholz ha espresso disponibilità a prestiti comuni (non sussidi o grants) sul modello del programma Sure durante il Consiglio europeo della scorsa settimana a Praga.

L’indiscrezione ha fatto precipitare ieri lo spread Btp-Bund, che era a 254 punti base alle 16.30, ma a fine giornata ha chiuso a 232. Il tasso dei Btp a dieci anni è calato dal 4,78% al 4,64%. I rendimenti dei titoli italiani sono stati gli unici a scendere ieri, in una giornata in cui quelli dei bond tedeschi e francesi sono aumentati di più di 10 punti base. La forte reazione sui mercati potrebbe aver spinto Berlino a smentire la notizia. In serata erano in rialzo i future sul Bund.

Con Sure, un meccanismo varato durante la pandemia, i Paesi hanno ricevuto prestiti al costo di finanziamento dell’Ue, più basso di quello degli Stati più vulnerabili (tra cui l’Italia), poiché basato su garanzie fornite in base al pil. La Germania è stata il primo garante, mentre l’Italia il primo beneficiario. Roma ha ricevuto 27,4 miliardi per finanziare meccanismi antidisoccupazione. Il meccanismo, dunque, potrebbe servire ancora per evitare la frammentazione dei tassi tra Paesi europei, accentuata dal programma di sostegno da 200 miliardi di Berlino in favore di imprese e cittadini tedeschi. Il maxipiano della Germania ha suscitato le critiche immediate del premier italiano Mario Draghi, a cui hanno fatto seguito quelle degli altri Paesi Ue e dell’Eurogruppo.

Nei giorni scorsi il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner era stato molto critico riguardo all’ipotesi di un nuovo Sure, suggerita mesi fa da Draghi e di recente rilanciata (a titolo personale) dai commissari Ue Paolo Gentiloni e Thierry Breton. Lindner aveva detto che un nuovo Sure «non ha senso» ed è «ingiustificato», aggiungendo che «ci sono altri strumenti su cui si può discutere. Le differenze rispetto alla pandemia sono chiare: oggi non abbiamo un problema di domanda, o di un’economia da stabilizzare e da stimolare, ma stiamo affrontando uno shock sul lato dell’offerta».

Scholz ha una posizione più morbida sul tema. Le indiscrezioni poi smentite sono arrivate ieri dopo la vittoria dell’Spd di Scholz e la sconfitta dei liberali di Lindner in Bassa Sassonia. Le indicazioni oscillanti da Berlino sono un segnale delle spaccature nella coalizione di governo. Alcune fonti europee ritengono che ci siano ancora margini per le discussioni. Il cancelliere è più aperto di Lindner a soluzioni “pragmatiche” sul modello Sure (come ha detto a fine agosto a Praga), ma ad alcune condizioni.

Innanzitutto, il nuovo programma Ue per la crisi energetica dovrebbe avere la forma di prestiti (come Sure) e non di sussidi (come in parte il Recovery Fund). L’importo totale sarebbe inferiore a quello impiegato durante la pandemia e considererebbe anche le cifre non spese del Next Generation Eu. Inoltre, la Germania vuole prima avere rassicurazioni sulla linea del nuovo governo italiano a guida Giorgia Meloni su politiche europee e conti pubblici.

Quanto alle regole fiscali, presto entreranno nel vivo le negoziazioni sul Patto di Stabilità. Questo mese la Commissione Ue presenterà le proposte di revisione. Si punta a «una semplificazione» delle norme, perseguendo «sostenibilità dei conti pubblici e della crescita», con «piani macroeconomici di medio termine su vari anni», ha detto ieri Gentiloni all’Ania. «Abbiamo due montagne da scalare: una montagna di debito e una montagna di investimenti» nell’energia, ha sottolineato il commissario Ue.

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