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[L’intervento] Edoardo Bianchi (vicepresidente ANCE): «Attenti si sta fermando tutto, gare Pnrr deserte»

Occorre pragmatismo e che ognuno lasci da parte la difesa corporativa del proprio mondo di provenienza per privilegiare esclusivamente quanto riuscirà a far partire il PNRR. I Sindaci, studi recenti, le prese d’atto delle principali stazioni appaltanti, i numeri sia della desertificazione della partecipazione alle gare pubbliche che della produzione dei cantieri del bonus 110 parlano chiaro: si sta fermando tutto e nulla di nuovo riesce ad avviarsi. Il PNRR aveva come presupposto il covid ed aveva un duplice binario di azione: quello delle Riforme e quello degli Investimenti, il tutto è stato condizionato esizialmente dalla guerra Ucraina. Serve franchezza nell’esaminare quanto accaduto in questi ultimi 2 anni, da quando cioè ottenemmo dalla Europa oltre 209 miliardi di risorse, perché mancano solo 4 anni al 2026.

Nel settore dei lavori pubblici vi è stata una deregulation spaventosa ed attualmente la procedura standard per affidare gli appalti è una procedura in deroga, a tutto. La legge delega di prossima approvazione non rileva assolutamente in termini di attuazione del PNRR perché tutti gli adempimenti previsti non produrranno una nuova legge sui lavori pubblici prima di dicembre 2023. Solo i bandi di gara pubblicati dal 2024 potranno avvalersi delle nuove norme. Che dall’ultimo trimestre 2020 si registrino straordinari aumenti dei prezzi (energia e carburanti in primis) e difficoltà di approvvigionamento è ora, dopo aver perso infruttuosamente mesi, pacificamente condiviso.

RFI, per 3 volte, ed ANAS, in 2 occasioni, hanno aggiornato i propri prezzari nel corso degli ultimi mesi; anche le Regioni hanno proceduto in tal senso. Di recente il DL Aiuti ha rappresentato un vero e proprio cambio di passo nell’approccio al problema dello straordinario aumento dei costi dei materiali. Pur riconoscendo che poteva essere scritto in maniera più scorrevole, ma il tema è complesso, ha una potenzialità enorme. Ora tocca alle stazioni appaltanti. Se non si vuole far fallire il PNRR dipenderà, nelle prossime ore, dalla attuazione concreta e tempestiva che si vorrà dare alle nuove misure.

Fino ad oggi le compensazioni del 2021 non hanno ancora portato alcun beneficio concreto alle imprese, non vi è traccia delle nuove guida per la omogenea redazione dei prezzari, è scaduto anche il termine per la adozione della nuova metodologia per la rilevazione dei prezzi. Lo slancio del Governo non venga vanificato nella palude della burocrazia, serve che tutti gettino il cuore oltre l’ostacolo. In sede di conversione dovrà necessariamente essere apportato un correttivo alla esclusione delle multiutilities dal perimetro del DL Aiuti, oltre che per ovvie questioni di equità, anche per evitare comportamenti costituzionalmente disallineati, con ingiustificata disparità di trattamento.

È, però, profondamente errato individuare la causa della desertificazione delle gare di appalto nel bonus 110, da qualche mese a questa parte la assoluta incertezza normativa, e la chiusura delle banche all’acquisto della moneta fiscale, hanno di fatto bloccato anche i lavori del bonus 110. La tempesta è perfetta: le opere del PNRR vanno deserte ed il bonus 110 si sta fermando! Sia detto chiaro e senza infingimenti che la ripresa del PIL nell’anno trascorso è in larghissima parte riconducibile ai bonus energetici e sismici.

Non hanno funzionato? ci sono stati degli abusi (il 97% degli abusi ha riguardato il bonus facciate)? Ebbene intervenga il legislatore in maniera puntuale e chirurgica evitando di buttare il neonato con l’acqua sporca. Rammentiamo come ANCE che la riqualificazione urbana con le regole attuali necessita di 10/20 anni prima che un programma possa giungere a compimento e l’obiettivo della neutralità climatica resta il 2050, con una riduzione del 55% al 2030 delle emissioni CO2.

Gli immobili generano il 36% di emissioni e consumano il 40% della energia su scala nazionale; è evidente che nessun piano di transizione energetica e ambientale può avere successo senza coinvolgere questo ambito. La riforma fiscale punisca chi inquina e premi chi investe, l’80% degli immobili residenziali è concentrato nelle classi energetiche EFG, un catasto che tenga conto anche della classe energetica, è una eresia?

Finora non si sono mai analizzati a sufficienza i numeri che ci permettono di capire il vero “tesoro” del bonus 110, quello che non viene interamente registrato nei saldi di finanza pubblica ma che produce lo stesso un enorme effetto economico, legato al risparmio energetico. A gennaio 2022, secondo i dati Enea, gli interventi finanziati dal bonus 110 hanno prodotto un risparmio di energia elettrica di 3.101.664 Mwh/anno”. Questa cifra corrisponde al consumo annuo di energia elettrica di circa 1 milione e 100 mila famiglie.

Gli interventi realizzati col bonus 110, nel gioco del miglioramento delle classi energetiche, di fatto portano a una riduzione di più della metà dei fabbisogni energetici delle famiglie, considerando sia gas che elettricità. Grazie agli interventi del bonus 110, c’è uno spostamento della prospettiva dei consumi dal gas all’elettricità, che già adesso è al 40% prodotta dalle rinnovabili. Da ultimo è da evidenziare l’impatto della misura in ambito sanitario. Oggi il 60% del Pmx urbano (particelle inquinanti) deriva dal termico; gli interventi finanziati dal Superbonus riducono grandemente queste emissioni urbane, responsabili di tante malattie respiratorie e morti.

È una insensatezza demonizzare il bonus 110 che necessita solo di accorgimenti e messe a punto di maggior dettaglio perché, non lo scordiamo, è la più immediata misura in termini di do not significant harmdi non consumo del territorio. È evidente che le scadenze del PNRR e quelle del bonus 110 sono troppo ravvicinate e che servirebbe un orizzonte temporale più ampio, non fosse altro perché quando si stabilirono le milestone di attuazione la guerra Ucraina non era all’orizzonte.

È cambiato il mondo in questi ultimi mesi, perché non cambre l’orizzonte temporale del PNRR? non tanto in termini di Riforme ma in termini atterraggio delle risorse. In alternativa, non si tratta di rivedere il PNRR e le sue Missioni ma di dare priorità alle opere con una programmazione più avanzata rimodulando quelle maggiormente in difficoltà da un punto di vista progettuale; realizzando forse qualcosa in meno ma nella certezza che i lavori avviati possano avere una tempestiva conclusione.

Così non fosse sarà veramente arduo rispettare nel 2022 la spesa di 28 miliardi contrattualizzata con la Europa. Una riserva di progetti immediatamente spendibili è contenuta nell’Allegato Infrastrutture al DEF presentato qualche settimana or sono, vi sono progetti di riserva per circa 23 miliardi che abbracciano campi strategici quali, tra l’altro, la “rigenerazione urbana”, “gli impianti gestione rifiuti”, “l’economia circolare”, “le metropolitane”.

Da ultimo, come ANCE, sottolineiamo come il problema non sia la dimensione delle imprese (grandi/medie/piccole/micro) perché il bacino di manodopera all’interno del quale attingere è sempre lo stesso e solo la manodopera di cantiere fa avanzare i lavori. Se non ampliamo l’appeal del settore edile, ampliando la base interessata ad operare nel nostro settore, in maniera strutturata e duratura i problemi in termini di manodopera rimarranno sempre gli stessi anzi andranno aumentando considerata l’età avanzata del lavoratore edile.

Nel prendere atto che anche per il 2023 sarà prorogata la sospensione del Patto Ue di bilancio riterremmo maggiormente utile concentrarci su come spendere le risorse messeci a disposizione dalla Europa invece che aspettare nuove disponibilità dal RePowerEU. Le risorse a fondo perduto restano sempre 127 miliardi mentre tutte le altre dovranno essere restituite prima o poi e se non partono i cantieri sarà tutto più problematico.

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