“I georgiani sono da settimane in piazza perché non vogliono che il loro governo allontani il Paese dall’Europa (per avvicinarlo alla Russia), i finlandesi dopo tanto disinteresse ora pressano l’Europa (e la Nato) per essere aiutati nell’azione deterrente rispetto alle possibili mire espansioniste di Putin, la Polonia, fino a ieri quasi euroscettica, sta ora spronando i Paesi europei alla linea dura sull’invasione dell’Ucraina”.
Così Carlo Valentini su Italia Oggi sottolineando come “anche in aree lontane si guarda con speranza (ahimè in genere senza ricevere risposta) all’Europa: gli accorati appelli delle donne afgane sono l’anello di una catena che si sta allungando.
Non c’è mai stato tanto interesse verso l’Ue e questo avviene mentre gli europei hanno maturato una notevole sfiducia nell’Unione.
Di tanta attenzione non c’è traccia nella campagna elettorale delle imminenti elezioni europee.
La politica interna occupa tutta la scena.
I sondaggi confermano che gli elettori, anche i più attenti, non conoscono le posizioni dei partiti sul futuro dell’Europa e non è certo colpa loro.
Il fatto è che tutte le forze politiche giudicano assai criticamente l’ultima legislatura europea, e tutte auspicano un profondo cambia-mento.
Ma quali caratteristiche dovrà avere questo mutamento (ciò che differenzierebbe l’offerta politica) rimane un’incognita.
Anche perché sovranismo e integrazione si intrecciano e sovrappongono in modo confuso; nel centrosinistra si propone al tempo stesso un’Europa più integrata e solidale ma salvando le specificità nazionali, nel centrodestra sventola la bandiera del sovranismo però auspicando una maggiore integrazione su talune materie importanti, a cominciare dalla difesa.
Nessuno getta il cuore oltre l’ostacolo e propone un manifesto su come dovrà essere, o non essere, l’Europa di domani, chiamando gli elettori a esprimersi su concetti chiari.
I sondaggi prevedono un’astensione record nei grandi Paesi dell’Unione, a conferma del mancato coinvolgimento di chi è chiamato alle urne poiché si chiede il voto senza chiarire le future intenzioni (tranne l’insulso teatrino attorno a Ursula von der Leyen).
Ancora una volta – conclude – rischiano di rimanere delusi quanti, da vicino o da lontano, speravano in un colpo di coda del Vecchio Continente”.