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Legacoop-Prometeia: Il Pil italiano chiuderà il 2020 con un -9%, ma con un recupero +5% nel 2021

L’economia italiana chiuderà il 2020 con un calo del Pil del 9%, per poi segnare un recupero del 5% nel 2021. Sono le previsioni contenute nel Rapporto “Lo stato dell’economia italiana: scenari e posizionamento delle imprese cooperative”, elaborato da Prometeia e Area Studi Legacoop in cui si ricorda il -3,4% del Pil segnato nel quarto trimestre rispetto al terzo per l’impatto della “ripresa dei contagi e delle correlate misure di contenimento”.

Alla ripresa attesa per il prossimo anno, seguirà una crescita dell’1,9% dal 2022 al 2025, “ipotecata però da un debito pubblico che, attestatosi al 158,8% del Pil nel 2020, rimarrà su livelli elevati sia nel 2021 (157%) – viene spiegato – sia negli anni successivi fino al 2025 (154,5%)”. Nel rapporto viene evidenziato il rischio di un utilizzo non completo delle risorse messe in campo dall’Ue. Nell’arco temporale 2021-2026, ad esempio, è previsto che il nostro Paese riuscirà a spendere 145 dei 205 miliardi messi a disposizione dal Next Generation EU.

“Un elemento, questo – viene osservato – che insieme ad altri inciderà sull’entità della ripresa, che si manifesterà con un recupero di attività incompleto. Se, infatti, la previsione pre-Covid, fatto 100 il livello del Pil reale italiano del 2007, accreditava un Pil 2023 a quota 102,2, adesso la previsione aggiornata al novembre 2020 lo fissa a 2,2 punti percentuali in meno, e quindi allo stesso livello del 2007”.

Nell’analisi di Prometeia-Legacoop viene sottolineato che “dopo un quarto di secolo di quasi stagnazione, con un 32% di minore crescita rispetto alla media di Germania, Francia e Spagna, la ripresa prevista potrà riportare davvero in crescita l’economia italiana solo se riuscirà a rilanciare la produttività”.

In generale, viene osservato, ” il rilancio degli investimenti, legato anche alle risorse del NGEU, la ripartenza dei consumi e il recupero della domanda mondiale (che sara’ completo solo nel 2022) favoriranno la ripresa dei livelli di attività delle imprese italiane. Ma solo pochi settori riusciranno a recuperare entro il 2022 quanto perso nella crisi ancora in corso. Fatto 100 il livello 2019 del fatturato deflazionato, si tratta dell’Agroalimentare (103,0), delle costruzioni (102,9), dell’edilizia (103,4), dell’ingegneria civile (101,3), del settore sociale (101,6) e della sanità (106,3)”.

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