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L’economia è ferma | L’analisi di Enrica Piovan

L’economia italiana è ferma. Nel terzo trimestre si concretizza una crescita zero. Con il Pil che, in assenza di variazioni negli ultimi tre mesi dell’anno, si avvia a chiudere il 2025 a +0,5%. Le stime del governo, ridimensionate ad aprile e ulteriormente limate nel Dpfp, verrebbero comunque centrate. Ma la congiuntura resta debole e da più parti arrivano sollecitazioni al governo affinché sfrutti la manovra per intervenire con misure di stimolo ai consumi.

La legge di bilancio ha intanto formalmente iniziato il proprio cammino in Parlamento. In Senato si è aperta, con le comunicazioni in Aula del presidente Ignazio La Russa, la sessione di bilancio. Il primo step saranno le audizioni, tra lunedì 3 novembre e giovedì 6. Ma la vera attesa è per la fase emendativa, con i partiti che promettono modifiche su numerosi temi, dal contributo delle banche agli affitti brevi, dai dividendi alle pensioni delle forze dell’ordine.

Sulle banche arriva intanto il nullaosta — almeno dal punto di vista dell’impatto sul patrimonio — del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta: il contributo previsto in manovra non provoca “rischi di instabilità finanziaria”, spiega Panetta, ricordando come le banche italiane siano ben capitalizzate e redditizie e la tassa incide in “maniera limitata sugli utili”. Parole, quelle del governatore — che si riserva comunque una valutazione quando il testo sarà definitivo — che arrivano significativamente dopo la riunione di Firenze della Bce, appuntamento preceduto ieri sera da un evento a Palazzo Vecchio a cui era presente anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Guardando invece all’andamento dell’economia, la stima preliminare dell’Istat certifica un terzo trimestre invariato rispetto al precedente e in crescita dello 0,4% in termini tendenziali. L’anno era partito a +0,3% e proseguito nel secondo trimestre con un -0,1%. Ora, se anche tra ottobre e dicembre la variazione resterà nulla, l’anno chiuderà in crescita di mezzo punto percentuale. In linea dunque con la previsione fatta del governo nel Dpfp. Il dato “era largamente atteso” e “non cambia le nostre stime” (+0,6%), rassicura anche il governatore Panetta, evidenziando come l’economia italiana abbia mostrato la sua resilienza di fronte a diversi shock come i dazi.

Nel resto d’Europa però c’è anche chi reagisce meglio. Come la Francia, il cui Pil è cresciuto dello 0,5%, trainato dalle esportazioni, battendo le stime degli analisti. Va meno bene la Germania, con un Pil che nel terzo trimestre non cresce. Nell’Eurozona il Pil è cresciuto dello 0,2%, nell’Ue dello 0,3%, dopo rispettivamente il +0,1% e +0,2% del secondo trimestre.

Per quanto riguarda l’Italia, qualche segnale positivo arriva ancora dal mercato del lavoro. A settembre gli occupati sono aumentati (+67mila unità in un mese e +176mila in un anno) e il tasso di occupazione è salito al 62,7%, con un aumento dei dipendenti stabili. Sale anche il tasso di disoccupazione (al 6,1%), con quello giovanile che si attesta al 20,6%. Per la ministra del Lavoro, Marina Calderone, il dato conferma l’andamento positivo dell’occupazione.

Ma la Uil avverte: il dato “nasconde fragilità e disuguaglianze”. Serve un “patto tra governo e parti sociali”, rilancia la Cisl, che suggerisce di migliorare la manovra “valorizzando i contratti comparativamente più rappresentativi, investendo in scuola, università e ricerca e rifinanziando la legge sulla partecipazione”.

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