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[L’analisi] Un rigassificatore serve a inizio del 2023

«È fondamentale mettere in funzione i rigassificatori». A dirlo è il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che sottolinea come uno dei due rigassificatori galleggianti, quello previsto a Piombino, serve per inizio 2023. Lo ribadisce da New York è in un’intervista a Class Cnbc. Con il primo «potremo classificare 5 miliardi di metri cubi di gas liquido e questo ci servirà per gli stoccaggi dell’inverno del 2023. Dopodiché ci sarà un altro rigassificatore nel 2024» ha aggiunto. «A quel punto il gas che avremo messo nei nostri tubi sarà sufficiente a rimpiazzare tutto quello russo. Diciamo che oggi abbiamo già dimezzato la nostra dipendenza dal gas russo. Dovremo ulteriormente dimezzare già a metà dell’anno prossimo e diventare totalmente indipendenti prima dell’inverno del 2024».

Cingolani, che ribadisce non accetterà un nuovo incarico, lascia quindi un elenco di priorità al nuovo esecutivo che avrà l’onere di governare dopo le elezioni del 25 settembre. «Sicuramente c’è da continuare a questo ritmo molto accelerato sugli impianti rinnovabili, almeno otto Gigawatt all’anno, che ci consentono di risparmiare 2 miliardi di metri cubi di gas ogni anno; sicuramente fare gli investimenti sulla siccità, sull’acqua: la manutenzione dei nostri invasi e dei nostri acquedotti è molto avanzata”, afferma il ministro, e «certamente puntare moltissimo sulla circolarità. Abbiamo lanciato dei progetti poderosi. Ma quella è una risorsa enorme in cui l’Italia è fra i migliori al mondo, ma ha ulteriormente margini di miglioramento».

«E poi certamente bisognerà avere un futuro energetico più ampio di quello che abbiamo adesso» ha proseguito Cingolani. «La promessa di fare tutto con rinnovabili non è credibile per un Paese che è energivoro come l’Italia, bisogna avere un ampio menù di ricette e di tecnologie che ci consenta di poter scegliere, quindi, prima o poi dovremmo allargare. Investire in ricerca e sviluppo è fondamentale. Lo dico da quando sono arrivato: nucleare di nuova generazione, fusione termonucleare, carbon capture in combinazione. Come ho detto sin dall’inizio, con un’altissima crescita delle rinnovabili e tutto ciò che si può fare su circolarità e così via».

Il ministro uscente non si sbilancia però su eventuali nazionalizzazioni, come avvenuto già in altri Paesi Ue, ultima la tedesca Uniper. «Credo che se il price cap entra in funzione e si riesce, anche disaccoppiando il prezzo delle rinnovabili ai termoelettrici, a mantenere un po’ di controllo sui costi, forse riusciremo a non avere bisogno di operazioni di nazionalizzazione», si limita a dire Cingolani, «certo che i costi adesso sono insostenibili; quindi, diciamo che la prima cosa che dobbiamo fare è ridurli sostanzialmente. Poi vedremo se gli operatori ce la faranno. Faremo di tutto per dar loro una mano», ha aggiunto.

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