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[L’analisi] Tutti i numeri del successo mondiale di Alpitour. Che riparte dopo la rivoluzione del turismo

La pandemia ha messo in ginocchio il turismo, la guerra gli sta assestando un altro colpo tremendo ma questi due anni non sono passati invano. Sono serviti a rendersi conto di quanto il turismo pesasse sul pil italiano (nel 2019 oltre il 13% con 3,5 milioni di occupati) e hanno permesso una “rivoluzione industriale” nelle aziende, consentendo di ripartire con maggiore slancio.

Il report del Gruppo Alpitour

A dirlo è Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato di Alpitour World, aprendo l’evento “Gli impatti e le prospettive del turismo Organizzato per l’Italia” al Parlamento, occasione per presentare il primo Impact Report del Gruppo, realizzato in collaborazione con Strategy Innovation, spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Il valore economico totale redistribuito da Alpitour – secondo lo studio – è di 3 miliardi, con una ricaduta occupazionale diretta e indiretta su 27.704 persone, per un equivalente di 106 milioni di euro destinati alle famiglie.

L’azienda intrattiene, inoltre, rapporti commerciali diretti con 14.762 fornitori, di cui il 79% italiani, e realizza un flusso di 2.8 miliardi in favore delle imprese. Analogamente, per portare avanti il suo business, il Gruppo versa direttamente allo Stato 7 milioni, a cui si aggiungono 44 milioni di euro indiretti, derivanti dall’attività secondaria dei suoi fornitori e partner.

La ripartenza del settore turistico

“Ci siamo a lungo interrogati – dice Burgio – su come aiutare il settore e sulla sua ripartenza, come evidenziare le debolezze e le potenzialità di un’industria che vive pericolose contraddizioni e presenta enormi opportunità e talenti. È nata così la volontà di realizzare questo Impact Report che evidenzia in modo chiaro i flussi che muove la nostra azienda e che pensiamo possa essere un utile spunto per avviare delle riflessioni sul ruolo a cui il turismo deve ambire nel nostro Paese”.

“Nel 2019 la bilancia turistica nazionale – spiega il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci – era positiva per 17 miliardi, ma questi erano composti da 44 miliardi di spese di stranieri in Italia e da 27 miliardi di spese degli italiani all’estero per cui è tutto legato. Per il turismo ci deve essere un approccio industriale, deve essere considerata un’industria. Un’industria con una grande potenzialità di crescita che passa anche dalla scoperta di quelle che vengono chiamati località “minori” e non lo sono per niente. Abbiamo quasi 58 siti Unesco, abbiamo superato la Cina, siamo gli unici al mondo ad avere due città con due siti Unesco (Padova e Tivoli)”.

Il buon turismo per far ripartire l’Italia

“L’Italia non riparte senza turismo e soprattutto senza un buon turismo” dice Martina Nardi, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, che ha promosso la presentazione rapporto in Parlamento. “Per questo è importante un lavoro come il primo Impact Report del Gruppo Alpitour. Due anni di pandemia prima e gli inevitabili effetti della guerra ucraina oggi – conclude – cambieranno i flussi turistici in modo forse irreversibile: abbiamo bisogno di idee e di ‘mappe’ per costruire il nuovo turismo”.

“Il Pnrr – aggiunge Gianni Pietro Girotto, presidente della commissione Industria, commercio e Turismo al Senato – incuba 7,7 miliardi per il turismo e va a focalizzarsi sulla cosiddetta Italia minore. Per fare questo però c’è bisogno di infrastrutture. Il turista viene per i siti, per le località di mare, per il cibo, ma viene anche se è ben servito”.

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