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[L’analisi] Il sollievo dell’Europa dopo lo sconcerto: «garantita la stabilità»

L’Europa tira un sospiro di sollievo per la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, con Mario Draghi saldo a Palazzo Chigi. Una stabilità che diventa innanzitutto garanzia che l’Italia non deraglierà dalle ambiziose riforme finanziate dalla Ue. E che si è evitato un governo elettorale vero e proprio, con i conseguenti timori sulle possibili tentazioni di creare nuovo debito.

Messa alle spalle l’incertezza degli ultimi giorni, la soluzione trovata a Roma rassicura insomma le istituzioni a Bruxelles, ma anche le altre cancellerie, per il ruolo che l’Italia potrà avere nella riforma del Patto di stabilità, e per la collaborazione senza soluzione di continuità con la presidenza di turno francese, soprattutto in un momento sensibile come quello che il Vecchio Continente sta vivendo nella crisi ucraina. Per tutta la giornata, in attesa della proclamazione ufficiale, ai piani alti delle istituzioni europee nessuno rilascia dichiarazioni.

Ma la svolta viene salutata come la miglior soluzione possibile da quanti auspicavano stabilità e continuità nel Paese. La presenza di Mattarella e Draghi ha facilitato il cammino sulla strada della pianificazione del Pnrr. E il Colle è sempre stato un punto di riferimento per l’Europa, che ha rassicurato anche quando ha facilitato l’individuazione di vie d’uscita alle tensioni con l’Ue, evitando crisi maggiori per le tensioni politiche interne (come durante il Governo gialloverde). Rispetto al Pnrr, si ragiona ancora tra le istituzioni Ue, il successo dell’Italia è fondamentale per tutta l’Europa.

Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare la risposta alla richiesta della prima vera tranche per l’Italia: entro febbraio la Commissione darà la sua opinione al comitato economico e finanziario (Cef), il braccio operativo dell’Ecofin che deve dare il via libera definitivo.

E la soluzione trovata per il Quirinale è la massima garanzia che l’Italia può dare all’Europa. Dopo la conferma di Mattarella, i riflettori nell’Ue sono ora puntati sulla Francia, dove ad aprile si vota per le presidenziali e a giugno per le politiche.

Oggi invece urne aperte in Portogallo, dove per la prima volta c’è un partito di estrema destra che sta crescendo nei consensi.

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