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[L’analisi] Quei 200 milioni di chili di mais destinati all’Italia ma bloccati in Ucraina

Secondo le stime di Coldiretti, nei magazzini ucraini sono bloccati quasi duecento milioni di chili di mais per l’alimentazione animale destinati all’Italia in attesa di essere spediti a causa del blocco russo dei porti del Paese. L’Ucraina è uno dei principali produttori e rappresenta il 10% del commercio mondiale di frumento tenero destinato alla panificazione ma anche il 15% del mais per gli allevamenti. Sul tema la Coldiretti ha apprezzato le dichiarazioni del premier Mario Draghi al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sulla necessità di chiedere alla Russia lo sblocco delle spedizioni di cereali dai porti ucraini.

Inflazione e crisi alimentare

Il fermo delle spedizioni – denuncia la Coldiretti – nei paesi ricchi genera inflazione e mancanza di alcuni prodotti ma in quelli poveri allarga l’area dell’indigenza alimentare con il rischio di carestie in Africa e in Asia. Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti.

Il deficit nazionale peraltro non sarà colmato con le semine di primavera in Italia con un aumento stimato delle produzioni che riguarda la soia (+16%), il girasole (+5%) e solo marginalmente il mais (+1%) sulla base dell’analisi di Coldiretti sull’ultimo “Short term outlook” della Commissione Ue che evidenzia peraltro che però complessivamente l’Europa nel suo complesso produce ben il 93% del mais di cui ha bisogno. «L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni» afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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