“Molti in Europa condividono la nostra posizione unita nell’aiutare l’Ucraina, e nel sanzionare la Russia. Ma si chiedono anche: come possiamo mettere fine a queste atrocità? Come possiamo arrivare a un cessate il fuoco? Come possiamo promuovere dei negoziati credibili per costruire una pace duratura?”.
La frase del premier Mario Draghi risuona nel silenzio dello Studio Ovale davanti al leader americano Joe Biden che preferisce non rispondere.
E a sottolineare la distanza sul tema della pace è lo stesso quotidiano Washington Post.
Qui l’articolo completo (https://www.washingtonpost.com/politics/italian-leader-urges-ukraine-ceasefire-in-visit-with-biden/2022/05/10/799e76d8-d098-11ec-886b-df76183d233f_story.html).
“Una visita intesa a mostrare l’unità degli alleati contro l’invasione russa dell’Ucraina, ma ha anche fornito una finestra su approcci divergenti al conflitto”.
“Biden non ha fatto eco ai commenti di Draghi e i funzionari statunitensi sembrano apertamente scettici sul fatto che ci sia un modo per riavviare i colloqui a questo punto” sottolinea il WP.
Del resto proprio ieri Avril Haines, direttore dell’intelligence nazionale di Biden, ha testimoniato davanti al Congresso che sia l’Ucraina che la Russia credono di poter fare progressi sul campo di battaglia a questo punto, quindi “non vediamo un percorso negoziale praticabile, almeno a breve termine”. Ha anche affermato che il presidente russo Vladimir Putin è pronto per un “conflitto prolungato”.
“I diversi toni sull’Ucraina riflettono la vicinanza geografica dell’Italia alla guerra e i legami economici più profondi con la Russia, che fornisce il 40% del gas naturale del Paese. C’è anche un crescente scetticismo in Italia sull’invio di armi in Ucraina” sottolinea il Washington Post.
“Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno intensificato la loro assistenza militare all’Ucraina con il sostegno bipartisan del Congresso e i funzionari dell’amministrazione hanno usato una retorica più aggressiva quando parlano della guerra. Ad esempio, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha recentemente affermato che gli Stati Uniti vogliono “vedere la Russia indebolita al punto da non poter fare cose come invadere l’Ucraina”.
Biden e Draghi hanno ancora sottolineato i profondi legami dei loro due paesi e il loro lavoro sull’Ucraina.
“Sei un buon amico e grande alleato”
“Sei stato un buon amico e un grande alleato”, ha detto Biden, aggiungendo che gli alleati si erano “fatti tutti avanti” per affrontare la Russia. Draghi ha risposto dicendo: “I legami tra i nostri due Paesi saranno sempre forti. E semmai, questa guerra in Ucraina li ha resi più forti”. Facendo eco ai commenti che Biden ha fatto spesso, Draghi ha aggiunto che Putin “pensava di poterci dividere. Ha fallito.”
La paura dell’Europa
Ali Wyne, analista senior dell’Eurasia Group interpellata dal WP spiega “che l’escalation delle tensioni tra NATO e Russia rappresenta una minaccia più immediata per la sicurezza dell’Europa rispetto a quella americana – e significa, quindi, che la riduzione dell’escalation è un imperativo più urgente per Bruxelles”, ha affermato.
“Inoltre, più pronunciate diventano le esternalità della guerra, comprese le interruzioni energetiche e l’insicurezza alimentare, maggiore è la pressione che l’opinione pubblica americana e quella europea eserciteranno sui loro leader affinché facciano una rinnovata spinta per una soluzione negoziata”.
Il dramma alimentare
Altra questione discussa è il grano, di cui anche Biden riconosce apertamente l’urgenza: quando Draghi propone la necessità di “chiedere alla Russia di sbloccare il grano bloccato nei porti ucraini”, il presidente Usa, secondo fonti italiane, risponde che sì, ci sono “milioni di tonnellate ferme” e si rischia “una crisi alimentare in Africa”. Si vedrà se questo porterà a un intervento Usa per facilitare la riapertura dei porti. Nel frattempo Draghi chiede a Biden un sostegno alla “stabilizzazione della Libia” che può essere “un enorme fornitore di GAS e petrolio”. Perché è la crisi energetica, l’altro grande tema sul tavolo del bilaterale, nel corso del quale non si sarebbe invece affrontata la questione delle forniture di armi all’esercito ucraino.
Complimenti per la diversificazione
Sulla strategia per la diversificazione, che l’Italia ha messo in campo fin dall’inizio del conflitto, Draghi incassa l’elogio di Biden (“hai fatto più di quanto sarei riuscito a fare io”, gli ha detto il presidente Usa), insieme alla promessa di un “aumento della produzione di petrolio” da parte degli americani che potrebbe abbassare le quotazioni del greggio. Sui prezzi del GAS, invece, la proposta italiana resta quella di un tetto al prezzo a livello europeo, ascoltata con interesse anche dal segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen nella delegazione Usa presente all’incontro.
Draghi l’americano
“Nessuno tra i leader europei conosce a fondo l’America e la mentalità e la cultura americana come le conosce Mario Draghi”.
Lo sostiene Mario Platero, storico corrispondente da New York per il Sole 24 Ore e oggi firma del quotidiano La Repubblica.
La formazione a Boston
“Per aver studiato con i due premi Nobel Franco Modigliani e Bob Solow all’Mit e vissuto a Boston tra il 1971 e il 1976; per il periodo che ha passato a Washington, come Direttore esecutivo della Banca Mondiale a partire dal 1986, un momento chiave per la trasformazione del Paese. Si era ancora nel pieno della rivoluzione reaganiana e in piena guerra Fredda. Quando ha lasciato, nel 1990, il muro di Berlino era già caduto, stava per cadere l’Unione Sovietica e da lì a poco sarebbe partita l’era Clinton. Un’epoca centrista basata sul dialogo piuttosto che sulla polarizzazione, un’epoca caratterizzata da grandi innovazioni tecnologiche che avrebbero cambiato il mondo e dato all’America uno dei periodi migliori della sua storia”.
Il periodo a Goldman Sachs
“Draghi ha vissuto quel periodo dall’Italia, durante i dieci anni alla direzione generale del Tesoro. Ha avuto come controparte leader economici del calibro di Larry Summers, che conosceva da sempre, e alcune delle più importanti istituzioni finanziarie americane in un periodo chiave in cui anche l’Italia, con le privatizzazioni, guardava in avanti. Poi, finito il suo mandato al Tesoro nel 2001, Draghi ha stabilito un rapporto diretto con una delle grandi istituzioni americane, Goldman Sachs, tra il 2002 e il 2005. Aveva responsabilità europee, ma veniva spesso in America per esplorare possibili alleanze o acquisti per conto di clienti. Una banchiera di Goldman mi raccontava allora quanto piacevole fosse lavorare con Draghi: “A volte si andava in giro in macchina per la provincia americana a visitare fabbriche e immaginare alleanze. Mi colpì quanto non si tirasse indietro, dialogava con executive di fabbriche di dimensioni anche piccole, senza mai metterli in soggezione”.
Spesso alla Casa Bianca
“Poi la guida della Banca d’Italia prima e della Bce dopo, con un’altra responsabilità, la presidenza del Consiglio per la Stabilità finanziaria, un consiglio multilaterale che aveva come numero due un vice chairman della Fed. In quel periodo, nel contesto G7 o G20 Draghi capitò più volte alla Casa Bianca, C’è una sua foto con George W. Bush, altre con Barack Obama: ha lavorato, nelle sue funzioni, con amministrazioni repubblicane e democratiche. E dopo la morte di Tommaso Padoa Schioppa entrò anche nel gruppo dei Trenta una non profit americana con respiro globale e trenta membri globali per discutere nel modo più libero possibile delle sfide economiche” prosegue Platero.
Le grandi lezioni
“Le lezioni importanti nella vita non si dimenticano. Nel discorso programmatico al Senato per l’insediamento del governo del febbraio 2021 il presidente del Consiglio italiano stabilisce due capisaldi: riposiziona saldamente l’Italia in campo Atlantico e nel rapporto con gli Stati Uniti d’America e riafferma l’irrinunciabile appartenenza all’Unione europea. Non erano solo parole di circostanza. Quelle posizioni erano piuttosto il risultato di decenni di lavoro fianco a fianco con colleghi, amici, con personaggi di calibro intellettuale, ma di grandissima carica umana come Bob Solow o Modigliani o Stanley Fischer; di negoziati e riflessioni con decine di esponenti del mondo della finanza, di quello aziendale, della politica coi quali, in situazioni drammatiche e in nome dell’interesse comune si raggiungevano accordi e si superavano momenti difficili. Con giganti come Janet Yellen, collega banchiera centrale, oggi segretario al Tesoro, Draghi ha lavorato recentemente in prima persona per mettere a punto le sanzioni finanziarie contro la Russia. Sono risultati questi che non passano inosservati”.
L’interesse dell’Europa
“Come non passa inosservata la dedizione assoluta di Draghi all’Europa. Uno dei più importanti protagonisti di Wall Street, poco dopo un incontro dell’Economic Club a New York nel 2015 e dopo un discorso davanti a mille persone venute ad ascoltare il Governatore della Banca Centrale Europea mi disse: “Draghi è l’unico europeo che ho conosciuto e visto in azione prima di tutto per l’interesse dell’Europa intera e non per tutelare per primo un interesse nazionale”. Non possono esserci dubbi che quando Draghi parlerà d’Europa con Joe Biden lo farà con lo stesso spirito, pensando già a come accelerare, in questo tempo di accelerazioni, la fase di integrazione. Per queste ragioni, per la profonda conoscenza dell’America e per la sua sintonia con alcuni valori centrali per la libertà, sappiamo che il Presidente americano ascolterà Draghi con attenzione. Anche quando gli parlerà della necessità di un’autonomia strategica europea, spiegandogli che nel nuovo contesto geopolitico questo futuro è importante innanzitutto per gli Stati Uniti d’America” conclude Platero.