Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[L’analisi] Ecco perché in Italia ci sarà la recessione

L’economica italiana sembra andare incontro alla recessione. I fattori che stanno contribuendo a modificare significativamente i risultati economici per l’anno in corso. Dal conflitto in corso in Ucraina, alla contrazione della produzione già in atto prima dell’invasione, gli elevati prezzi energetici e il disavanzo della bilancia commerciale

Ne è convinto Maurizio Mazziero, analista economico-finanziario che dopo il via libera del Def 2022 in Cdm in un afferma: «Abbiamo avuto un I trimestre iniziato in crescita e che poi si è un po’ accasciato su sé stesso a marzo» e per il II trimestre «vediamo un ulteriore calo a -0,4%, sempre legato agli elevati costi energetici e alla ripercussione sulle esportazioni, pur considerando che la stagione primaverile rende meno necessaria l’importazione di gas. E con due trimestri negativi siamo in recessione tecnica».

2022 in recessione tecnica

Il Governo però stima una moderata ripresa nel II trimestre, anche se evidenzia che persistono i rischi al ribasso. «Il governo prevede un Pil a -0,5% nel I trimestre ma poi dice che migliora e che c’è un rimbalzo» sottolinea l’esperto «è vero che siamo all’inizio di aprile, ma in questo momento è difficile pensare a una risoluzione pronta del conflitto in Ucraina, a una risoluzione di tutte le problematiche dell’anergia e a un orientamento diverso del sentiment sia delle imprese sia dei consumatori».

«Quindi» insiste «a nostro avviso anche il secondo trimestre sarà negativo. Se il conflitto si risolverà, avremo nel III trimestre un rimbalzo e probabilmente il IV trimestre sarà piatto, perché andiamo nuovamente verso l’inverno con i problemi d’importazione dell’energia».

Sul gas accordi da condividere

Inoltre, prosegue nel ragionamento Mazziero, «resta il nodo Covid, che non abbiamo accantonato completamente». Su questo, prosegue, «c’è una difformità tra le nostre previsioni e quelle del Governo. C’è da dire però che il Governo ha fatto diversi scenari di evoluzione e in quello più sfavorevole dice addirittura che la crescita del Pil andrebbe a finire a +0,6%. Quindi più bassa di quella che prevediamo noi in questo momento a +1,9%».

Il tema centrale resta quello dell’energia, anche perché non sarà così semplice sostituire le importazioni del gas russo. «Vedo all’orizzonte difficoltà importanti» afferma l’esperto «anche perché comunque ci muoviamo di concerto con la Unione europea e se anche noi riuscissimo a fare degli accordi molto favorevoli con l’Ageria, li dovremmo probabilmente condividere un po’ con l’Europa».

Nuove infrastrutture del gas complicate

Senza considerare, continua nella riflessione, «i problemi infrastrutturali». E spiega: «Tendenzialmente l’infrastruttura del gas vanno da est verso ovest e da nord verso sud. Con i tubi del gas si può fare tutto, si può anche invertire il flusso ma non è così semplice fare una distribuzione che parta da sud e vada verso nord. Non è banale. E la questione non si risolve dicendo “facciamolo arrivare dalle navi”. Dove le potrebbero attraccare queste navi? Forse in Spagna?», si chiede.

«Ma la Spagna non è così interconnessa con i tubi del gas con il resto d’Europa», taglia corto. C’è poi il tema dello stoccaggio. «In questo mese cesseremo la fase di svuotamento degli stoccaggi» ricorda «ma a questo punto dobbiamo riempirli per il mese successivo e non è così semplice, anche perché gli operatori si ritrovano i prezzi sempre più elevati». Per l’esperto, «si gioca tutto sul gas e sul prezzo dell’energia». In questo contesto, sottolinea, «non si può non fare i conti con il calcolo della bilancia commerciale».

Crollo dei consumi

Per il calcolo del Pil uno degli elementi è il saldo commerciale, ricorda Mazzieri e osserva: «Noi siamo sempre stati storicamente con un saldo commerciale positivo, abbiamo le esportazioni che continuano più o meno ai livelli precedenti, ma le importazioni sono talmente salite da mandarci in negativo. E le importazioni salite sono i valori relativi proprio ai costi dell’energia».

A tutto questo, spiega ancora parlando di «.tempesta perfetta», si aggiunge che «molte imprese energivore sono in difficoltà, e quindi tendono a diminuire la produzione o a fermarla dove possono, e poi troviamo un’inflazione galoppante che sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie. E da noi non si parla minimamente di aumento dei salari». Se l’inflazione resta elevata e i salari rimangono fermi, dice, «tutto si riversa sulla riduzione dei consumi e anche questo determina un calo del Pil».

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.