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[L’analisi] Ecco perché gli eco incentivi per l’acquisto dell’auto rischiano di distorcere il mercato

«Il “price cap” distorce la concorrenza in modo ingiustificato». A sostenerlo è il presidente Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere che operano nel nostro paese, Michele Crisci, che sottolinea di «apprezzare la “visione” triennale» degli eco-incentivi per l’acquisto di nuove auto “pulite”. Ma fa emergere anche le sue perplessità e spiega: «va bene aiutare la filiera italiana, ma bisogna farlo dal punto di vista produttivo, di riconversione industriale, di acquisizione di produttività e di mantenimento di impianti».

Serve una visione a lungo termine

Fissare un tetto – 35 mila euro più Iva per le auto 100% elettriche, 45 mila per le plug-in ibride – “rivela una visione di breve termine” tanto più che» ricorda «nonostante un contributo che può arrivare a 5 mila euro (in caso di rottamazione) gli incentivi sono sempre a somma positiva per lo Stato» per gli incassi legati a Iva, bollo, Ipt. Fra le criticità dei nuovi bonus Crisci evidenzia anche il nodo del limite dei 180 giorni che debbono intercorrere dalla prenotazione del contributo all’immatricolazione della vettura.

«Se un cliente sigla un contratto con gli incentivi e l’auto non arriva entro 180 giorni si perdono questi benefici, e quindi il cliente ha il diritto di recesso» ricorda il presidente Unrae: per questo gli operatori chiedono «di portare tale limite a 360 giorni» anche per i noti problemi di produzione (dalla carenza di chip alle possibili distorsioni legate alla guerra in Ucraina).

D’altronde, conclude Crisci, «se c’è un budget è perché deve essere speso: per questo mi auguro che ci sia da parte del governo la consapevolezza e la sensibilità necessaria per allungare questo termine». Con il varo dei nuovi eco-incentivi, «per il mercato italiano è possibile superare quota 1,55 milioni di immatricolazioni: il risultato finale dipende dalla capacità di premiare la voglia di auto dei nostri clienti». Manca “coraggio” sulla tassazione per le auto aziendali a zero o basse emissioni.

Putare sulla transizione ecologica

Averle dimenticate durante l’elaborazione del decreto, spiega, «è un “peccato”, perché sono le aziende che portano avanti l’agenda della transizione ecologica, sono loro che comprano le auto 100% elettriche o plug-in hybrid, che hanno prezzi più importanti. Auto che più avanti possono essere rimesse in vendita ai clienti privati, favorendo il ricambio del parco verso vetture più pulite».

«Vorrei insomma mandare alle autorità un messaggio serio per la detrazione dell’Iva sulle auto aziendali, che oggi rimane al 40%, unico paese in Europa: lavorare su questo tema» osserva Crisci «può aggiungere tantissimo al mercato, creando un “circolo virtuoso” anche per i risparmi sugli incentivi ai privati». Per questo, aggiunge «chiediamo di portare la detraibilità al 100% sulle elettriche pure e all’80% sulle plug-in hybrid: sarebbe un segnale straordinario per le aziende, che darebbe loro più competitività».

Per raggiungere questo risultato, evidentemente, le rappresentanze del settore devono fare fronte: «Già oggi» spiega Crisci «fra Unrae, Anfia e Federauto, siamo d’accordo praticamente su tutto, tranne che sui price cap» ovvero i tetti di listino per gli eco-incentivi. «Serve un tavolo comune, anche perché quando ci siamo presentati insieme abbiamo ottenuto di più, e lo stesso governo chiede di avere un interlocutore “comune” per lavorare su una piattaforma di programmi “integrati”».

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