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[L’analisi] L’allarme del Wwf: le emissioni del metano pesano su clima e salute

Il metano è il secondo gas-serra di origine antropica, più abbondante dopo l’anidride carbonica, e rappresenta circa il 20% delle emissioni globali, influendo sulla temperatura terrestre e sul sistema climatico in maniera incisiva. Le sue concentrazioni atmosferiche sono aumentate del 47% dall’epoca preindustriale ad oggi, e raggiungono attualmente i livelli più elevati degli ultimi 800.000 anni.

Le emissioni di metano sono prodotte sia da attività umane sia da quelle naturali. Sebbene il metano sia molto meno abbondante nell’atmosfera rispetto alla CO2, assorbe però la radiazione infrarossa termica in modo molto più efficiente e, di conseguenza, ha un potenziale di riscaldamento globale circa 80 volte più forte per unità di massa della CO2 su una scala temporale di 20 anni e circa 30 volte più potente su una scala temporale di 100 anni.

È quanto emerge dal report “Le emissioni di metano in Italia” commissionato dal Wwf Italia al GHGMI Italia, lanciato oggi nel corso di un webinar cui hanno partecipato Sandro Fuzzi, Associato di Ricerca dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Domenico Gaudioso, Esperto IPCC già dirigente ISPRA e autore dello studio insieme all’ufficio italiano del Greenhouse Gas Management Institute, e Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia.

Il report evidenzia le stime di emissione di questo potente gas serra e fornisce indirizzi per la loro riduzione in Italia, anche in vista della revisione del Piano Nazionale Energia e Clima. Secondo il report del Wwf la riduzione delle emissioni di metano, oltre ad essere una strategia efficace per contribuire agli obiettivi climatici previsti dall’accordo di Parigi, permette di conseguire importanti benefici per la salute pubblica e per l’agricoltura.

La più approfondita conoscenza scientifica del comportamento del metano come gas serra suggerisce che il riscaldamento da esso provocato risulti decisamente maggiore di quanto indicato dalle stime precedenti. Il metano – prosegue il Wwf – c ontribuisce anche alla produzione di ozono troposferico, un inquinante che danneggia la salute umana, la produzione di cibo e gli ecosistemi, con conseguenze particolarmente significative per il nostro Paese sia in termini di pressione ospedaliera che di perdite totali e relative di alcuni raccolti.

Il consumo di gas naturale rappresenta oggi circa un quarto della produzione mondiale di elettricità. Le previsioni di crescita o diminuzione del suo utilizzo sono imprevedibili per i prossimi anni dati i numerosi fattori che lo determineranno. Quello che intanto è certo è che l’Italia risulta essere al primo posto tra i Paesi con i maggiori costi sanitari derivanti dall’uso del gas naturale negli impianti termoelettrici, con 2,17 miliardi di euro (rispetto a un totale di 8,7 miliardi di euro nell’area oggetto dello studio).

Nel solo 2019 ben 2.864 morti premature sono dipese dall’uso di energia prodotta da gas naturale, oltre 15.000 casi di impatti respiratori sugli adulti e sui bambini, oltre 4.100 ricoveri ospedalieri e più di 5 milioni di giorni lavorativi perduti a causa di malattie. La riduzione delle emissioni provenienti dall’agricoltura e dall’allevamento rappresenta una forte priorità nel contesto della decarbonizzazione, dal momento che, al 2050, questo settore risulterebbe responsabile di una quota del totale delle emissioni nazionali di metano intorno al 60%.

Né l’Italia, né, a dir la verità, la maggioranza degli Stati membri – evidenzia il Wwf – hanno fin qui incluso nei loro programmi interventi mirati alla diffusione dell’agricoltura biologica e di altri sistemi a basso input che enfatizzano l’uso circolare dei nutrienti e/o interventi di riduzione della domanda di prodotti ad alta intensità di emissione (in particolare quelli legati all’allevamento bovino), attraverso il cambiamento delle diete umane, alimentazioni alternative per il bestiame e la riduzione degli sprechi alimentari. Questi interventi dovrebbero invece essere considerati prioritari, se si tenesse conto, insieme al potenziale di riduzione delle emissioni di gas-serra, anche dei vantaggi collaterali per la salute umana, per la qualità dell’acqua e dell’aria e per la biodiversità.

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