“Da alcune valutazioni effettuate dalla Svimez a seguito delle modifiche recentemente apportate” al Pnrr, “la quota Sud si attesterebbe ora al 37,7%, valore un po’ inferiore alla “clausola del 40%” a favore delle regioni del Mezzogiorno prevista dall’articolo 2 comma 6-bis della legge 108/2021.
Pertanto, nonostante l’aumento della dotazione finanziaria complessiva del Piano, le risorse destinate al Mezzogiorno si ridurrebbero dai 75,1 miliardi di euro indicati lo scorso maggio a 70,6 miliardi”.
È quanto evidenzia la Svimez nel report “Dove vanno le Regioni italiane – previsioni 2023-2025”.
Inoltre, “vi è un’importante modifica qualitativa all’interno del nuovo Piano.
Circa il 57% delle risorse originariamente volte al finanziamento di investimenti infrastrutturali è stata riprogrammata verso interventi di sussidio a favore delle imprese.
La decisione di optare per quest’ultimi, pur comprensibile sulla base della loro maggiore rapidità di spesa e della maggiore semplicità e flessibilità concessa dalla Commissione europea, rischia tuttavia di rafforzare il processo di divergenza territoriale tra strutture produttive.
Il ricorso a schemi di incentivazione automatica ha come conseguenza, infatti, che le risorse a supporto della trasformazione digitale e verde delle imprese siano allocate in base alla dinamica “spontanea” delle richieste giudicate ammissibili, che a sua volta riflette la distribuzione delle imprese attive e dei relativi investimenti nelle diverse macroaree.
Di conseguenza, i territori ove l’imprenditorialità è meno diffusa accedono in misura molto limitata a questi incentivi”.
La Svimez sottolinea che “ad ogni modo, il Piano, anche in questa nuova formulazione, si conferma una grande occasione per l’Italia e per le regioni meridionali in particolare.
Limitatamente a quest’ultime, le risorse del Pnrr (investimenti e contributi ove localizzabili) dovrebbero rappresentare, nel 2023, poco meno del 50% di tutti gli investimenti pubblici nell’area per salire a quasi 2/3 nel 2025″.